Un uomo è morto sul lavoro, in fabbrica, la donna con cui viveva e da cui ha avuto un figlio è rimasta sola e la seguiamo nelle 24 ore antecedenti al funerale. Sono le ore delle processioni di amici e parenti, le condoglianze e il grottesco che si materializza durante la tragedia, le ore in cui lei sente che dovrebbe piangere e prova un po’ di senso di colpa nel non riuscirci. Non è devastata come tutti sembrano pensare che dovrebbe essere o come tutti intorno a lei effettivamente sono, anzi ride. Dall’altra parte il padre del defunto e i suoi amici elaborano a modo loro, più vicino alle lotte operaie che non ci sono più e alle recriminazioni contro il contesto in cui è morto.

Ride è un film di inadeguatezza e questa è la sua caratteristica migliore, il voler raccontare la terribile sensazione del sentirsi fuori posto, incapace, marginale. La protagonista è sballottata da un mondo che sembra più adeguato di lei al protocollo del lutto e si sente incapace di provare dolore come si convi...