In Santiago, Italia non c’è realmente il desiderio di raccontare il colpo di stato che in Cile ha portato alla dittatura di Pinochet come viene fatto per buona parte della sua durata ma, come suggerisce il titolo, di usare quegli eventi per raccontare l’Italia di quegli anni, l’Italia degli anni ‘70, come avviene nell’ultima parte. Nonostante la prima parte del documentario ricostruisca tramite testimonianze ed immagini dell’epoca gli eventi prima dell’elezione di Allende e poi del golpe, è la seconda quella che tira veramente le fila del tutto, lasciando scoprire come si sia trattato di un racconto finalizzato a mostrare il grande cuore italiano alimentato da ideali di accoglienza, solidarietà e comunanza ideologica.
Ed è davvero inconsueto che venga proprio da Nanni Moretti un documentario così dolce e tenero, in cui l’accoglienza di ieri per gli esuli del regime è raccontata con la lente del ricordo e messa in maniera abbastanza evidente in rapporto alla situazione dell’immigrazione...
Il racconto del golpe di Pinochet diventa una maniera per raccontare l'Italia, gli ideali degli anni '70, il clima e il fermento umano che derivava dalla comunanza ideologica. Santiago, Italia ha la dolcezza dei ricordi
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