Tanta confusione, tanti personaggi, tanti piani temporali, qualche morte e qualche collegamento alle passate stagioni. Questo era il quarto capitolo di American Horror Story e, in mezzo a tutto ciò, l’unica cosa che sembra mancare è l’interesse. Che è da sempre il nodo che la serie di Ryan Murphy non ha mai saputo sciogliere. Costruire mitologie complicatissime che poggiano sulle sabbie mobili, personaggi ora fondamentali ora sacrificabili in nome di un colpo di scena che non è mai tale e che non aumenta mai la tensione. My Roanoke Nightmare non è confuso e pasticciato come le ultime stagioni, ma dato che racconta la storia più semplice (l’intreccio delle varie versioni confonde le acque, ma tutto è molto lineare) la sua difficoltà nel coinvolgerci e nell’appassionarsi alla sua stessa storia pesa ancora di più.

Di fatto nel tragico, e immotivato, soggiorno di Matt e Shelby nella casa si ripresentano le due figure guida che avevamo visto nei precedenti episodi: E...