Sarebbe molto facile liquidare Breaker of Chains come un semplice episodio di transizione, e sorvolare così su tutti i difetti della puntata. La morte di Joffrey è ovviamente uno spartiacque di enorme impatto, tanto per le storyline più ravvicinate che per quelle più lontane e apparentemente appena sfiorate dall’accaduto. Ma Game of Thrones è innanzitutto una serie corale, lo è probabilmente più di ogni altra, e nonostante l’evento dirompente che ha chiuso lo scorso episodio non si può, all’ombra di questo, lasciare che ogni altro sentiero narrativo si interrompa per respirare. Anche perché, in fin dei conti, abbiamo a disposizione solo dieci episodi all’anno per addentrarci nei conflitti di Westeros, e ogni momento non sfruttato è un momento che non tornerà. Per tutti questi motivi, che ora approfondiremo meglio, il terzo episodio della quarta stagione di Game of Thrones non può dirsi riuscito.

Ad Approdo del Re, giustamente, viene dedicata la maggior parte del...