Se lo show di David Shore Dr. House – Medical Division può essere definito – e di fatto lo è stato – come un epigone delle avventure di Sherlock Holmes, la versione americana di House of Cards può a ragion veduta venir inquadrata in una piena ottica shakespeariana.

Non serve una laurea con tanto di master in letteratura inglese per avvertire gli echi di tragedie quali Macbeth, Riccardo III o Otello.

Perché House of Cards è una serie che fa della politica il teatrino su cui si muovono delle maschere interessate solo all’acquisizione del potere, che lo bramano così come un vampiro potrebbe desiderare il sangue e altre che cadono vittime delle macchinazioni delle prime.

Potere.

Non denaro.

D’altronde, come dice Frank Underwood, “i soldi sono come una bellissima casa che in 10 anni andrà in rovina, il potere è una casa di pietre che non cadrà mai” e lo fa proprio in uno dei molteplici frangenti in cui il personaggio interpretato da Kevin Spacey rompe la quarta parete come Iago ...