Non possiamo prevedere tutte le domande che vi state facendo dopo aver visto la docuserie su Wanna Marchi uscita su Netflix il 21 settembre, ma oltre alla lunga intervista all’autore abbiamo provato a rispondere a cinque di quelli più pressanti. Soprattutto i 5 dei quali possedevamo le risposte.

1: I collaboratori: perché ce n’è solo una e che fine hanno fatto tutti gli altri che hanno fatto parte dell’entourage di Wanna Marchi?

Nella serie delle persone che hanno lavorato con Wanna Marchi parlano solo in tre. La commessa di Wanna Marchi è quella che era più attaccata a lei. Oggi amministra una maglieria molto importante nelle Marche, una maglieria che produce per marchi come Gucci. Grossa. Era stata legata a Wanna nella sua gioventù in un’esperienza che lei ritiene fondamentale. Ha accettato di parlare per spezzare una lancia in loro favore. La seconda persona è Milva Magliano, la donna in semilibertà perché condannata per un’altra truffa, che ha anche avuto contatti con la Camorra.

Lei, dice l’autore della serie Alessandro Garramone: “Ha voluto parlare solo per il piacere di parlarne, senza nessun guadagno personale dall’esposizione”. E infine la telefonista non è una telefonista come le altre, è quella che quando scoppiò lo scandalo andò subito a parlare con Striscia la notizia. Era schifata da quel che faceva da subito come da subito confessò di aver assistito a cose moralmente abiette. Altri invece, racconta sempre Garramone, non hanno parlato perché hanno cambiato vita, per non rivangare qualcosa di cui non vanno fieri e perché, dicono, non potrebbero più andare a prendere i figli a scuola tranquillamente. Molti quindi sono stati ascoltati dalla produzione ma non ripresi, ascoltati per capire come funzionavano le cose e avere cognizione di cosa chiedere a chi poi avrebbero intervistato.

2. Come hanno fatto ad ottenere tutti questi dettagli dagli intervistati?

All’inizio il lavoro è stato sotto copertura. Le persone sentite, magari anche solo per la conferma di una dichiarazione o di un fatto, sono state circa 800. Non era possibile rivelare a tutti che stavamo lavorando a un documentario Netflix su Wanna Marchi, la voce si sarebbe diffusa in un attimo. Così al primo contatto dicevano sempre di lavorare ad un documentario sulle tv locali degli anni ‘80. Poi una volta conquistata la fiducia e le prime informazioni svelavano che il soggetto in realtà era Wanna Marchi.  

La copertura inoltre serviva a salvaguardare l’originalità del progetto. Ci sono voluti due anni di indagini per realizzare Wanna, se si fosse saputo sicuramente qualcun altro avrebbe realizzato un documentario più svelto e meno completo, più superficiale e veloce per uscire prima e bruciare l’argomento”.

3. In che momento sono state intervistate Wanna Marchi e Stefania Nobile? Per prime oppure per ultime dopo aver raccolto tutte le dichiarazioni degli altri?

Le interviste alle due sono state 3 in totale, l’ultima è avvenuta alla fine quando gli autori avevano raccolto il 95% delle informazioni e finito quasi tutte le altre interviste. Tuttavia non sono mai state messe a contatto con le dichiarazioni degli altri perché, per usare di nuovo le parole di Garramone, “questi prodotti devono avere una vita più lunga e mettere le dichiarazioni di uno contro le dichiarazioni dell’altro mi fa un po’ reality. A me non interessa cosa dice un tizio, mi interessa se è vero, quindi per ogni dichiarazione devo trovare delle prove che la corroborino”. Quindi più che chiedere conto a Wanna Marchi delle dichiarazioni altrui le facevano vedere gli atti di un processo in cui c’era scritto di prestiti di denaro ingenti, per esempio.

4. Come hanno trovato il mago, cameriere e maestro di vita Do Nascimento?

Il mago come spiegato dalla docuserie era scappato e nessuno sapeva effettivamente niente di lui. Si sapeva solo che lui fosse originario dello stato di Bahia e che quindi poteva essere lì. Ma lo stato di Bahia è immenso e il suo nome, Do Nascimento, è molto comune. La caccia è andata in varie direzioni e ha seguito diversi metodi, incluso il cercare i ristoranti italiani del luogo perché era probabile che li frequentasse (ma erano 1.500!). Alla fine la scoperta che in Brasile gli atti dei processi sono pubblici ha consentito alla redazione di ridurre il numero dei Do Nascimento sospettati cercando quelli con precedenti. E lì hanno trovato il suo avvocato il quale li ha messi in contatto con il mago.

Nella docuserie è sempre molto scontroso ma, ha rivelato Garramone che è anche la persona che poi è andata lì a intervistarlo, che come dicevano le Marchi o come spiegano le telefoniste, in realtà è molto simpatico e gioviale.

5. Esiste il tesoro di Wanna Marchi?

Gli autori non sanno niente di più di ciò che hanno messo nella docuserie. In più Garramone ha detto: “È chiaro che parliamo di un bilancio di 60 miliardi dichiarati negli ultimi 5 anni, e negli ambienti di quel tipo in quegli anni se quel che risulta è 60 significa che c’era almeno una cifra equivalente di nero”. Ci sarebbe da capire la ragione dei viaggi continui in Albania e se non sia lì il tesoro ma ancora: “Dalle indagini che abbiamo fatto davvero ci vanno in vacanza, Stefania aveva un locale a milano una gintoneria, e ne ha aperta un’altra in Albania, quindi ha affari lì. Ora l’ha venduta ma probabilmente sono rimaste legate. Ad ogni modo io non le ho frequentate, le ho solo intervistate 3 volte, e l’impressione che mi hanno dato è che stiano abbastanza bene ma non che siano miliardarie. Se un domani saltassero fuori depositi all’estero o se fossero riuscite a portare via qualcosa, ammetto che sarei davvero sorpreso”. 

I film e le serie imperdibili