Fuori Concorso alla 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia verrà presentato questa sera il documentario Jim & Andy: The Great Beyond – The Story of Jim Carrey & Andy Kaufman with a very special, contractuallyh obligated mention of Tony Clifton.

Il progetto, diretto da Chris Smith racconta il dietro le quinte del film Man on the Moon diretto nel 1999 da Milos Forman, svelando cme sul set Carrey non sia mai uscito dai suoi personaggi, trasformandosi totalmente in Andy o Tony, situazione che ha messo in difficoltà la troupe e i membri del cast.

A Venezia, per presentare al pubblico l’affascinante documentario che propone anche delle riflessioni molto personali sulla carriera e sulla fama, sono arrivati Carrey, il regista e i produttori Danny Gabai ed Eddy Moretti, ecco le dichiarazioni più interessanti.

Jim ha spiegato che i video utilizzati per il documentario sono stati girati durante le riprese al posto dei tradizionali EPK che non riteneva particolarmente interessanti: “Andy e Tony erano in controllo del progetto, quindi hanno deciso che avrebbero dovuto girare il dietro le quinte Lynne Margulies, ex fidanzata di Andy, e Bob Zmuda”.

Tra le situazioni più surreali avvenute durante il lavoro sul set anche il momento in cui Ron Howard ha parlato del suo prossimo progetto non insieme a Carrey ma Kaufman, stando al gioco molto ironicamente.

Sulla possibilità di diventare un regista Jim ha semplicemente risposto: “Ci ho pensato molte volte, e probabilmente in futuro accadrà ma ci sono persone che si guadagnano da vivere con questo film. Amo inoltre la libertà di fare parte di un progetto in cui puoi esplorare ogni lato del suo personaggio, quindi non dovrei recitare nel lungometraggio”.

L’idea della realizzazione di un documentario, rendendo pubblico il materiale, nasce proprio da Carrey, mentre Jim ha annunciato: “L’artefice in realtà è Andy, e il suo genio. Nella mia testa pensavo che fosse Andy a realizzare il film, non che fossi io. Ho sempre pensato prima di arrivare sul set che “Andy ritornerà per girare il lungometraggio””.

La star ha successivamente ricordato: “Pensavo che all’inizio di tutto questo incredibile percorso che ho avuto si trattasse solo di personalità. Ma, specialmente con Andy, ti rendi conto che persino tu che stai interpretando un personaggio a sua volta ne sei uno. C’è qualcuno che ha interpretato me per tutta la mia vita e non sono io. C’è un’energia che ha avuto un’etichetta e un mucchio di idee sulla nazionalità, sulla nostra eredità, su ancore che dovrebbero spiegarci chi siamo, ma in realtà siamo solo idee e non esistiamo. Uniamo poi tutte le idee e creiamo una personalità che indossiamo nella vita, ma noi non siamo nessuno. Ed è un vero sollievo”.

Carrey, parlando dell’accoglienza ricevuta da Man on the Moon, ha ricordato che non è stato un fallimento economico e a livello di critica è andato bene, tuttavia i precedenti incassi ricevuti dai suoi lungometraggi erano ben superiori.

L’attore voleva realizzare un documentario da proiettare prima dell’inizio del film, e aveva parlato con Rob Reiner per parlare del progetto e lui era convinto che avrebbe dovuto far parte del lungometraggio stesso, mentre ci sono state inizialmente delle obiezioni da parte della Universal.

Smith ha ricevuto la proposta di girare il lungometraggio e ha potuto collaborare con il suo montatore, creando così un0’opera in cui si sono unite le immagini originali con le dichiarazioni di Carrey che hanno portato a compiere una meditazione sulla realizzazione dei sogni e sul successo personale.

Carrey ha quindi spiegato che non esclude affatto che in futuro ci sarà un mashup di Man on the Moon con le immagini girate sul set, magari grazie a qualche giovane filmmaker, lodando poi il lavoro compiuto da Chris perché ha creato un film sull’identità, ovvero la lezione nata da questa esperienza e che ha rappresentato una parte importante del suo percorso spirituale, aggiungendo: “Anche per me è stato interessante rivedere il lavoro compiuto per spiegare il significato spirituale che si cela dietro ogni scena, anche la più stupida- E’ gratificante che il regista abbia voluto vedere oltre la maschera e l’apparenza”.

L’attore ha poi raccontato: “Non penso alla situazione della commedia negli Stati Uniti. Ci sono cose che mi fanno ridere, altre no, ad esempio ho amato Get out e il lavoro compiuto da Key & Peele. Ogni generazione ha i suoi geni comici. Volevo prendere in giro l’uomo con l’egocentrismo, con tutte le risposte, i film, il mondo di Hollywood… Ho sempre avuto un aspetto sovversivo e ho sempre cercato di andare in una situazione di onestà e autenticità. L’onesta è sovversiva e permette di vedere come gli altri indossino una maschera”.

Parlando del suo amore per la pittura, Jim ha sottolineato che fin da piccolo voleva stare nella sua camera per dipingere e disegnare fumetti: “Un’insegnante di prima media aveva raccolto dei miei disegni e me li ha fatti riavere quando sono diventato famoso. Pochi giorni fa ho finito un quadro in cui ci sono dei militari che vengono portati via da un elicottero, situazione ispirata a una fotografia, ho voluto aggiungere una ballerina perché rappresenta la grazia”.

La star ha quindi concluso spiegando che la recitazione è sempre influenzata dalle interpretazioni drammatiche e comiche degli attori e la morte di Jerry Lewis è stata una grande perdita per il mondo perché era un grande talento e quando era piccolo lo seguiva sempre, accendeva la tv quasi in modo telepatico quando andava in onda.

 

 

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