Nella sezione Cinema nel Giardino della 74a Mostra Internazionale d’arte Cinematografica di Venezia è stato presentato l’interessante film belga Tueurs – Above the Law, diretto da François Troukens e Jean-Francçois Hensgens, al loro esordio alla regia di un lungometraggio.

Nel film si racconta la storia di Frank Valken che si ritrova accusato ingiustamente di un crimine politico. L’uomo viene arrestato e il gangster non ha altra scelta se non cercare in ogni modo di dimostrare la propria innocenza.

Troukens, dopo aver trascorso dieci anni in prigione a causa delle sue attività criminali, ha iniziato la sua attività di sceneggiatore e scrittore, dando vita a cortometraggi, fumetti, articoli giornalistici e a un’attività nel mondo della radio e della televisione. Proprio mentre si trovava in carcere ha scritto la sceneggiatura del suo cortometraggio Caids e del film Tueurs, girato in collaborazione con Hensgens, dalla lunga carriera come assistente regista per filmmaker del calibro dei fratelli Dardenne e Jaoachim Lafosse.

I due filmmaker ci hanno raccontato gli ostacoli che hanno dovuto superare sul set e in che modo il progetto ha preso forma prima di arrivare alla fase delle riprese e alla presentazione in occasione della prestigiosa cornice dell’evento cinematografico veneziano.

Ci sono degli elementi reali nella sceneggiatura? Come avete lavorato nell’ideare questa storia?

Troukens: E’ completamente finzione. Mi sono ispirato a una storia vera per quanto riguarda gli aspetti della trama legati alla politica, come ad esempio gli attentati avvenuti in Italia e in Belgio, però il personaggio noir al centro degli eventi è completamente inventato. L’idea era di mettere qualcuno di innocente in una situazione da cui non riesce a uscire, trascinandolo in una spirale di eventi che lo trascina sempre di più a fondo. La parte di finzione è quindi prevalente. La mia esperienza personale mi ha permesso di delineare un personaggio attingendo a quello che ho vissuto, anche in carcere, arricchendolo con molte sfumature. Frank Valken non è però François Troukens! Siamo vicini per quanto riguarda l’età e i valori che lo animano, ad esempio non vuole uccidere le persone e non ha estremi violenti, tutto il resto è completamente inventato.

Come avete scelto Olivier Gourmet e in che modo avete lavorato con lui sulla sua interpretazione?

Hensgens: All’inizio François ha iniziato a scrivere la sceneggiatura e abbiamo subito cominciato a organizzare la produzione. Nella sua testa non aveva però in mente Olivier per la parte. Successivamente, avendo già lavorato con lui, ho proposto il suo nome e abbiamo deciso di offrirgli il ruolo. Abbiamo chiamato Olivier e ha accettato la parte dopo aver letto la sceneggiatura. Dopo che lui ha accettato siamo riusciti a formare l’intero cast perché il suo interesse ha quasi rappresentato un biglietto da visita importante. Abbiamo inoltre deciso di girare tutto il film in Belgio, con una troupe locale, dando un’identità molto precisa al progetto.
Troukens: La storia è ambientata in Belgio quindi era importante avere degli attori che parlassero fiammingo e vallone. Quando ho visto Olivier Gourmet ho inoltre riconosciuto in lui un senso di autorità innato, una personalità molto forte e la sua scelta ha migliorato molto il personaggio.

Le location sono molto importanti ed è evidente il legame con il territorio, ma il film ha comunque un’atmosfera internazionale. Come avete lavorato su questo aspetto?

Hensgens: I luoghi erano importanti già nella sceneggiatura e ad esempio abbiamo immaginato il percorso che avrebbero dovuto compiere i personaggi nelle scene di inseguimento in modo che fosse credibile per chi conosceva i luoghi in cui si svolge la storia, anche se ci sono effettivamente elementi di finzione. Abbiamo cercato delle location che creassero una certa verosmiglianza.
Troukens: La città di Charleroi viene un po’ considerata la Chicago del Belgio, o come Napoli per l’Italia. L’aspetto visivo è davvero interessante quindi rappresentava un luogo magnifico per ambientare la storia.
Hensgens: Per ottenere le autorizzazioni e avere il permesso di girare le sequenze del film è stato compiuto un incredibile lavoro, non è stato facile. Abbiamo dovuto chiudere al traffico alcune strade di notte fino all’alba, non siamo invece riusciti a realizzare altre cose… Sono però molto soddisfatto e contento del risultato finale. C’è una vera atmosfera belga nel film. Non avevo intenzione di copiare l’atmosfera di lungometraggi di genere americani, o del nord Europa o di altre nazioni, volevo racchiudere realmente l’essenza belga.

35828-tueurs_-_director_jean-fran__ois_hensgens____g-chekaibanEd è comunque interessante e originale da vedere perché non sono luoghi utilizzati spesso dal cinema…

Hensgens: E’ qualcosa di diverso! E’ davvero nuovo per il pubblico internazionale, come quando noi vediamo dei progetti italiani ad esempio.
Troukens: Esatto, come è successo da noi con Suburra che ci ha permesso di vedere Roma da un lato diverso rispetto a quello abituale, e dal punto di vista visivo è davvero interessante e fantastico.
Hensgens: Se si conoscono i luoghi si capisce immediatamente le differenze tra realtà e finzione ma il pubblico può immergersi in questo mondo anche senza averlo mai visto di persona.

Come avete lavorato con il cast, essendoci molte scene d’azione ma anche tanti momenti emozionanti?

Hensgens: Abbiamo letto insieme il copione, facendo delle prove per approfondire dei dettagli anche pratici, ad esempio anche come si impugnano le armi, che permettono di delineare in modo accurato i personaggi. Sul set, invece, si è dato grande spazio all’energia delle interpretazioni grazie al lavoro compiuto in precedenza. Abbiamo girato in modo piuttosto rapido e raccogliendo i frutti dell’attenta preparazione compiuta da ogni membro del cast.
Troukens: Era molto importante anche l’atteggiamento mostrato durante le scene d’azione quindi, oltre a lezioni di guida, abbiamo collaborato con dei membri delle Forze speciali che hanno spiegato come agiscono e li hanno “addestrati”, mostrato come avrebbero dovuto comportarsi. Volevamo che le scene fossero realistiche e si potesse credere in quel che si vede sul grande schermo. Una delle prime cose che ci ha detto Olivier Gourmet è che voleva interpretare il ruolo ed essere sicuro che sarebbe risultato credibile. Era l’atteggiamento giusto e ha letto la sceneggiatura, arrivando con delle idee precise e chiedendomi se andava bene il modo in cui voleva interpretare alcune scene. Ha atteso le mie risposte ma era già fantastico e l’ho lasciato far evolvere il personaggio nel modo in cui aveva immaginato. Si è trattato comunque di un grande lavoro di squadra e abbiamo lavorato davvero tantissimo sulla preparazione.

Quanto tempo avete avuto a disposizione per girare il film?

Hensgens: Solo trentanove.

Quale è stata la scena più difficile da realizzare?

Hensgens: Le sequenze d’azione sono particolarmente difficili da girare, in particolare quella che si svolge nel tunnel perché è una strada molto grande intorno alla città e non puoi girarla più e più volte. Non potevamo interrompere il traffico, le persone arrivavano con le macchine non appena ci interrompevamo, quindi abbiamo dovuto realizzarla molto velocemente. E’ stata una notte folle, iniziata alle nove di sera e terminata all’alba, alle cinque di mattina. Non c’era molto tempo per pensare, solo per agire.
Troukens: Le scene più difficili a livello tecnico richiedono molta preparazione, si devono preparare le controfigure, gli attori… C’è nel film un piano sequenza che ha richiesto molte comparse e le condizioni meteo non erano delle migliori, è stato davvero complicato! Non avevamo poi pensato agli edifici che erano intorno all’area e abbiamo perso quasi due ore per delle cose che non avevamo previsto.
Hensgens: In realtà quel momento è una questione di campo e controcampo, non un piano sequenza, e l’abbiamo girata 5-6 volte e poi ha iniziato a piovere, quindi non potevamo più girare perché il meteo era diverso. E’ stato difficile perché non funzionava più nulla, per le luci, per le immagini… Purtroppo il meteo del Belgio è davvero imprevedibile!

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Come avete superato gli ostacoli?

Troukens: E’ stato fatto un ottimo lavoro grazie al montaggio, un po’ come quando vedi La La Land, e le comparse sono state fantastiche perché molte erano alla loro prima esperienza cinematografica e non erano pagate bene. Abbiamo però davvero avuto una fortuna incredibile, anche con le controfigure che erano molto competenti e avevano già lavorato molto, riuscendo così a girare senza problemi le scene d’azione. Il team tecnico era particolarmente competente.
Hensgens: Abbiamo lavorato con persone di grandissima esperienza, con cui avevo già collaborato e di cui avevo grande fiducia perché avevo avuto modo di capirne il talento e la professionalità. Il team è stato incredibile in tutti i settori. Era inoltre il nostro primo film alla regia e abbiamo potuto contare sul sostegno.

Come avete lavorato invece sulla fotografia, che è molto particolare?

Hensgens: Abbiamo spinto un po’ su certe tonalità dopo che avevamo scelto l’atmosfera che volevamo realizzare. A livello estetico non doveva per forza necessariamente essere realistico, quindi abbiamo potuto permetterci di proporre determinate sfumature cromatiche. Essendo poi un film di genere è stato leggermente più facile lavorare su certi aspetti, come le luci, le ombre, i colori… E’ stato un piacere lavorare su determinati elementi.
Troukens: Avevo già lavorato a un cortometraggio, Caids, e ho quindi collaborato nuovamente con alcune delle persone che ho conosciuto in quell’occasione, avendo così la sicurezza necessaria in post-produzione e nel costruire la storia. E’ davvero essenziale poter avere a disposizione un team con cui ti trovi bene!

Quanto è stato importante presentare il progetto a un evento come la Mostra del Cinema?

Hensgens: Per noi è perfetto perché dopo aver realizzato il film la situazione è sempre un po’ incerta. Presentarlo al Festival è invece un’ottima presentazione, in particolare perché penso che il film sia commerciale ma non troppo. Questo tipo di evento ti permette di farlo vedere a un pubblico incredibilmente vasto.
Troukens: Il fatto che io abbia iniziato a scrivere questo film mentre ero in prigione, all’interno di una struttura di un certo tipo… Non avrei mai avuto immaginato di poter presentarlo in una realtà così importante. E’ un onore, ho sempre visto le star del cinema, come Alain Delon, presentare qui i loro film… E’ una magia in un certo senso. E nel nostro caso abbiamo cercato di coniugare gli aspetti artistici e popolari, senza nemmeno dimenticare di ricordare quanto accaduto nella storia a causa della strategia della tensione.
Hensgens: E’ poi anche un modo per spingerci a continuare il nostro percorso, a darci fiducia perché è un ottimo risultato.

State già lavorando ai vostri prossimi progetti?

Troukens: Sono già al lavoro sul prossimo lungometraggio e spero di realizzarlo presto, oltre a un progetto per la televisione. Sarà qualcosa di diverso ma sempre alimentato dalla mia esperienza di vita, pur essendo una storia completamente originale.
Hensgens: Ho ricominciato a lavorare come operatore, tuttavia questa esperienza mi ha molto divertito, interessato, ed entusiasmato, quindi spero di ritornare a girare un nuovo progetto come regista in futuro se ci saranno le idee e i progetti giusti.

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