In un’intervista con The Hollywood Reporter, Ana de Armas ha parlato diffusamente di Blonde (LEGGI LA RECENSIONE), biopic in cui interpreta Marilyn Monroe, ruolo per il quale ha ottenuto una nomination agli Oscar.

L’attrice inizia raccontando la sua prima impressione alla lettura della sceneggiatura:

È stato scioccante. Ricordo di aver detto ad Andrew [Dominik, regista], quando ci siamo incontrati dopo aver letto la sceneggiatura, che mi sembrava un film dell’orrore. Lui era d’accordo. Credo che una cosa che mi ha aiutato sia stata quella di non essere americana [Ana de Armas è di origini cubane, ndr]. Tutte le informazioni che la gente ha su Marilyn, sono solo una versione molto specifica sulla sua vita e su chi era. Io non avevo tutto questo. [Blonde] è un modo sconvolgente di raccontare la sua versione della storia. Ho pensato che fosse davvero interessante e reale. Ho già visto film su Marilyn in passato, e mi sono sempre sembrati dello stesso tono: ripetitivi, seguendo le cose che già sappiamo [su] lei come star del cinema. Quell’intimità, quel lato privato e più profondo di Marilyn, la sua psicologia o il suo trauma, di cui parla Blonde, non le trovavo. Quando ho letto [Blonde] ho pensato: “Oh, ci siamo. Quello che sto leggendo ha senso per una persona la cui vita è finita in un modo molto tragico, così presto“. Per avere quel finale, è necessario colmare le lacune tra tutta la bellezza, il glamour e la storia della superstar che conosciamo: c’erano dei pezzi mancanti.

Successivamente, l’attrice rivela la sua reazione alle critiche al film ricevute soprattutto da parte del pubblico americano, a cui ha avuto modo di rispondere anche il regista stesso. Ecco le sue parole:

Quando abbiamo presentato il film in anteprima a Venezia o a San Sebastián, [la reazione è stata molto più calorosa di quella avuta negli Stati Uniti]. Naturalmente, la reazione che attira maggiormente l’attenzione è quella negli Stati Uniti, ma non è stata l’intera esperienza. È difficile avere a che fare con queste reazioni, ma si può sempre tornare a ciò che si è vissuto, al perché lo si è fatto e alle ragioni per cui si è stati attratti dal progetto. Questo non cambierà. Hai il regista e altri attori con cui puoi sempre parlare. Per quanto sia difficile sentirsi dire che il tuo film non piace, è quello che è. Non è un film fatto per compiacere la gente o per farsi piacere dalla gente. È un film difficile da guardare.

Non credo che il film parli male di lei. Penso che sia il contrario. Penso che parli male dell’ambiente e dell’industria, e questo è un boccone difficile da ingoiare a volte per gli altri operatori del settore. Credo che il film faccia sentire anche il pubblico partecipe. Abbiamo contribuito all’epoca, e contribuiamo tuttora, allo sfruttamento degli attori, delle persone che sono sotto gli occhi di tutti. Noi, il pubblico, lo facciamo. E credo che sia possibile che alcune persone si siano sentite come se [qualcuno] avesse puntato il dito contro di loro.

Trovate tutte le informazioni su Blonde nella nostra scheda.

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FONTE:THR

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