Cillian Murphy è in corsa per l’Oscar per il Miglior attore grazie a Oppenheimer, la pellicola diretta da Christopher Nolan che gareggerà in ben tredici nomination.

La star irlandese, classe 1976, è la protagonista della nuova cover story di GQ in cui ha parlato a ruota libera di svariati argomenti, dalla sua vita ordinaria in Irlanda con la moglie Yvonne McGuinness, una visual artist molto nota, e i loro due figli Carrick Murphy e Malachy Murphy al perché non apprezzi scattare i selfie con i fan. Un modo di approcciare la vita privata e la celebrità che si riflette anche sulla maniera con cui si accosta ai gargantueschi tour promozionali che la macchina hollywoodiana mette in moto quando bisogna promuovere una pellicola importante come Oppenheimer. Per cui dice di aver provato anche una sorta di sollievo nel momento in cui le attività stampa sono state improvvisamente interrotte, lo scorso luglio, per via dello sciopero degli attori.

Una vita lontana dallo star system

Circa il perché abbia deciso di continuare a vivere in Irlanda e sul perché le sue frequentazioni, con l’eccezione delle birre bevute al pub con dei colleghi come Brendan Gleeson e Stephen Rea che per lui sono degli autentici idoli, non siano quelle che la gente si attende da una star del suo calibro, Cillian Murphy dice:

Ho un paio di amici che sono attori, ma la maggior parte di loro non lo sono. La maggior parte delle mie conoscenze non è del settore. Amo restarne fuori. Credo che la ricerca di un attore consista solo nel vivere un ca**o di esistenza normale, fare cose quotidiane, avere la possibilità di osservare e appartenere al tanto piacevole flusso dell’umanità. Se non riesci a farlo perché devi passare da un festival cinematografico a un set, a un evento promozionale… voglio dire, questa è la bolla. Non dico che la normalità ti renda migliore o peggiore come attore, ma è un mondo in cui semplicemente non riuscirei a esistere. Trovo sia molto limitante rispetto a quanto puoi sperimentare come essere umano, capisci?

Cillian Murphy Oppenheimer Christopher Nolan

Cillian Murphy e la macchina promozionale hollywoodiana

L’attore, che la scorsa estate si è ritrovato al centro del fenomeno Barbenheimer, non apprezza particolarmente gli impegni stampa collegati alla promozione delle sue pellicole, perché, a suo modo di vedere, finiscono per essere eventi non focalizzati su questioni riguardanti le performance degli attori:

Penso che sia uno schema superato. Il sistema consiste nel fatto che tutti si annoiano.

A corroborare questa sua visione cita proprio il successo che Oppenheimer e Barbie hanno ottenuto pur senza promozione stampa da parte del cast. Ma riporta anche il caso di Peaky Blinders:

Lo stesso è accaduto con Peaky Blinders. Le prime tre stagioni non hanno avuto pubblicità ed era solo un piccolo programma su BBC Two; ha avuto successo perché le persone ne parlavano tra di loro.

Le cose stanno come ha affermato Joanne Woodward. Recitare assomiglia al sesso: fallo, non parlarne. La gente dice sempre di me: “Ha delle riserve” o “È difficile intervistarlo!”. Non è vero! Mi piace parlare di lavoro, di arte. Quello contro cui lotto e trovo superfluo nonché inutile rispetto a quanto voglio fare è rispondere a domande tipo “Parlami di te…”.

Il rapporto con i fan

Nella chiacchierata fatta con GQ, Cillian Murphy spiega anche perché, quando viene intercettato da qualche fan, non accetta di fare delle foto preferendo, invece, chiacchierare un po’ con la gente che incontra:

Non faccio foto con le persone. Quando ho iniziato ad adottare questa politica, la mia vita è cambiata. Penso solo sia meglio salutare e fare un po’ di conversazione. Lo dico a molte persone, sai, agli amici attori che rispondono: “Mi sento così a disagio”. Non è necessario avere un archivio fotografico di tutti i posti in cui si è stati durante la giornata.

Trovate tutte le informazioni su Oppenheimer nella nostra scheda.

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FONTE: GQ

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