I Manetti Bros sono arrivati alla 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia per presentare il loro nuovo film Ammore e Malavita, uno dei titoli in concorso più attesi di questa edizione 2017.

Marco Manetti ha esordito in conferenza in sala stampa spiegando di essere convinto che Napoli, nel bene e nel male, sia sopra le righe e basti semplicemente raccontarla per risultare un po’ esagerati: “La città è contraddistinta da emozioni forti, a volte negative e altre molto positive. La ritengo però la capitale italiana della cultura per quanto riguarda il teatro, la musica, il cinema e l’architettura”.

Per quanto riguarda le fonti di ispirazione del film i registi hanno citato Grease come esempio perfetto in cui esiste un equilibrio tra musica e parole, senza dimenticare l’importanza dei numeri danzati. Rispondendo a una domanda dei giornalisti Marco ha poi aggiunto ironico: “Sì, il balletto dei morti in spiaggia potrebbe essere realmente la risposta napoletana a Thriller di Michael Jackson“.

L’attore protagonista Giampaolo Morelli ha quindi parlato delle differenze del lavoro sul set rispetto a un film privo di numeri musicali: “A un certo punto canti. Considero il film come un grande omaggio alla sceneggiata napoletana ed è una chiave di lettura del progetto completamente diversa rispetto ad altri film. In questo caso la parte cantata porta avanti la storia e aiutava ad amplificare le emozioni”.

Serena Rossi, sull’argomento, ha aggiunto: “Una cosa è fare un musical a teatro e un’altra su un set cinematografico. La colonna sonora ci faceva emozionare tantissimo. All’inizio c’era un po’ di difficoltà con il playback e nei momenti in cui si doveva recitare a un ritmo accelerato per realizzare poi le sequenze al rallentatore”.

Raiz ha invece avuto delle difficoltà diverse: “Di solito canto, quindi per me è stato un po’ il contrario. Qui ho avuto la possibilità di cantare, fermarmi e poi proseguire con l’interpretazione, enfatizzando le emozioni”.

Claudia Gerini ha invece ricordato che quando si canta si interpreta comunque, rimanendo all’interno del personaggio, anche se la nottata in cui è stata girata la sequenza in cucina è stata piuttosto complicata, pur dando vita a un’esperienza fantastica sul set”.

Carlo Buccirosso, sull’argomento, ha infine chiarito: “Non bisogna mai pensare al film come se fosse un musical, anche perché a teatro si usano personaggi volutamente sopra le righe mentre qui si deve cantare rimanendo nel personaggio, un legame con lui. Nel mio caso ho avuto problemi solo perché dovevo iniziare a cantare con una canzone la mia interpretazione e mentre ero ‘morto'”.

I Manetti Bros hanno successivamente ribadito che non hanno voluto aderire agli schemi cinematografici di un genere specifico, sentendosi così liberi di far ballare e di rendere omaggio a una forma d’arte altissima”.

Commentando l’uso dell’accento napoletano Claudia Gerini ha voluto spiegare di avere delle origini un po’ napoletano perché suo nonno materno è nato in città, anche se sul set ha chiesto l’aiuto di Buccirosso come dialect coach d’eccezione. Il ruolo affidatole ha comunque rappresentato una sfida perché non voleva realizzare una caricatura ma un personaggio vero e spontaneo, risultato ottenuto aiutandosi un po’ anche con la gestualità.

Nonostante Paolo Del Brocco abbia confermato di aver proposto Ammore e Malavita al direttore della Mostra Alberto Barbera come la “risposta italiana a La La Land“, i Manetti non avevano avuto modo di vederlo prima di iniziare il lavoro sul set e nemmeno il montaggio, sottolineando come si sia trattato di un vero e proprio colpo di fortuna che l’opera di Damien Chazelle abbia riportato alla ribalta i musical.

Marco Manetti ha poi parlato della sequenza in cui un gruppo di turisti vengono portati in gita a Scampia: “Abbiamo preso un po’ in giro il fatto che da qualche anno il “gomorrismo” – fatto di film, serie tv, libri – racconti una Napoli cupa e nera con le vele di Scampia che diventano un simbolo quasi paragonabile al Colosseo per Roma o alla Torre Eiffel per Parigi. Nel mondo sembra che Napoli sia fatta da quei tre palazzi bruttissimi e mi è venuta idea che si potesse parlare della positività un po’ furba del napoletano partendo da questo spunto”.

 

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