William Friedkin è morto. Il grande regista aveva 87 anni e si è spento nella sua casa di Los Angeles a causa di una insufficenza cardiaca e di una polmonite: la notizia è stata diffusa da sua moglie, l’ex produttrice e direttrice di studio Sherry Lansing.

Friedkin avrebbe partecipato, tra un mese, all’80esima edizione del Festival di Venezia con il suo nuovo film, The Cain Mutiny Court-Martial, che verrà presentato Fuori Concorso. A Venezia lo avevamo incontrato proprio dieci anni fa, in occasione della consegna del Leone d’Oro alla carriera e della presentazione del restauro de L’Esorcista, uno dei suoi più grandi successi. Due anni prima, nel 2011, aveva partecipato in Concorso a Venezia con Killer Joe.

Nato nel 1935 da una famiglia di origini ucraine, Friedkin è arrivato al cinema quasi per caso (o per destino), lavorando prima come fattorino per la stazione televisiva di Chicago WGN e arrivando in breve tempo al ruolo di produttore e regista, dirigendo più di 2000 ore di televisione in diretta. Nel 1962 dirige un documentario su un caso di cronaca che contribuisce a rimettere in discussione una sentenza di condanna a morte: tre anni dopo si trasferisce a Los Angeles e continua a dirigere televisione, ma con il sostegno del produttore Norman Lear dirige anche il suo primo film di fiction, il musical Good Times con Sonny e Cher. Nei tre anni successivi dirige altre commedie, come Quella notte inventarono lo spogliarello, Festa di compleanno e Festa per il compleanno del caro amico Harold. Ma l’esperienza con il documentario si rivelerà fondamentale per i suoi lavori di fiction successivi, per i quali svolge ricerche molto approfondite. Negi anni settanta infatti si specializza nei generi che lo renderanno tra gli esponenti più interessanti della New Hollywood: il thriller poliziesco e l’horror. Nel 1971 esce Il braccio violento della legge (The French Connection), che ha un taglio proprio quasi documentaristico: accolto molto bene dalla critica, vince cinque premi Oscar tra cui miglior film e miglior regia e consacra Friedkin.

Due anni dopo esce L’esorcista, tratto dal romanzo di William Porter Blatty. Un film rivoluzionario, uno dei più grandi horror di sempre, nominato a dieci premi Oscar e vincitore della statuetta per la miglior sceneggiatura. Diventerà un franchise in grado di generare sequel, prequel, spin-off e una serie televisiva. Proprio quest’autunno uscirà il primo dei tre nuovi film ideati da David Gordon Green con la Blumhouse: L’esorcista – Il credente.

Negli anni ottanta Friedkin continua a dirigere film, tra cui Cruising, thriller ambientato nella comunità gay di New York con Al Pacino e Paul Sorvino che generò molte polemiche, Vivere e morire a Los Angeles, Assassinio senza colpa, e così anche negli novanta, quando escono Blue Chips – Basta vincere e Jade. Negli anni novanta si dedica anche alla lirica, debuttando nel 1998 con una versione molto apprezzata di Wozzek di Alban Berg, e proseguendo per tutti gli anni duemila, in cui alterna lavori televisivi (La parola ai giurati, CSI: scena del crimine) a film come Regole d’onore, The Hunted – La preda, Bug e Killer Joe.

Foto di copertina: Turner Classics

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