Alejandro González Iñárritu è tornato alla regia con Bardo, la cronaca falsa di alcune verità, film proposto oggi in anteprima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia 2022.

Nel lungometraggio si segue quello che accade a Silverio, un giornalista e regista messicano che da oltre 20 anni vive negli Stati Uniti e, con la sua famiglia, compie un viaggio che lo riporta nella nazione in cui è nato per partecipare a un evento in suo onore, dando vita a un percorso personale che farà emergere ricordi, riflessioni e anche dei lati negativi della sua esistenza.

Il regista ha incontrato la stampa all’Hotel Excelsior per parlare del suo nuovo lavoro, iniziando sottolineando che il confine tra realtà e finzione è sempre più difficile da riconoscere:

Cosa c’è attualmente di non fittizio? Viviamo in un mondo che lo è per molti aspetti. Penso che ci stiamo rendendo conto, almeno io alla mia età, che la narrazione, le storie, i ricordi, sono solo un tentativo di dare un senso alla tua vita, ma gli eventi che sono accaduti, o stanno accadendo, vengono interpretati in base alla tua cultura, alla tue idee, alle tue emozioni, al tuo sistema di valori… Lo stesso evento può essere interpretato da una persona diversa in modo totalmente differente. Non c’è una verità unica, ci sono delle connotazioni emotive. Non tenterei mai di realizzare qualcosa di autobiografico perché non c’è niente di più noioso. La verità è noiosa, si tratta maggiormente, secondo me, di compiere un tentativo di identificare quelle emozioni, quelle idee, quei ricordi, quelle situazioni che mi hanno dato forma nel corso degli ultimi venti anni, a partire da quando ho lasciato il Messico. Per me è un anniversario un po’ sconvolgente perché mi ha fatto riflettere sul mio percorso. Si tratta di un tentativo di dare senso a eventi che non ne hanno, è come i sogni che non sono razionali. Questo film è proprio più un sogno piuttosto che qualcosa di reale.

Nel film ci sono dei riferimenti ricorrenti al fatto che Amazon stia per comprare la California e Iñárritu ha spiegato:

Si tratta di una realtà che vivremo presto perché credo realmente che queste società siano più ricche rispetto ad alcune nazioni. Ritorneremo forse al feudalesimo… Ora sono società che fanno lavorare a una quantità di persone che rappresentano quasi un nazione, come Walmart che penso dia lavoro a quasi tre milioni di persone, è folle! Si tratta di umorismo, cerco di affrontare la situazione in modo leggero e con ironia per spiegare come queste realtà delineano la società. Volevo un tono che non sia amaro, ma che affronti la tematica.

Il regista ha quindi spiegato il significato del titolo:

Bardo è come il limbo per cattolici, è uno spazio dove ti trovi dopo che sei morto e sei in questa situazione in cui hai idee, ricordi, emozioni… Sei sospeso tra un mondo e l’altro, un po’ come i messicani che si trovano in una terra di nessuno quando sono immigrati: non sei americano, non sei messicano, ci si muove al confine tra le due realtà e ti rendi conto di come sei all’esterno.

bardo

In Bardo si affronta proprio il tema dell’immigrazione, sottolineando inoltre come alcune persone siano privilegiate rispetto alle altre, diventando quasi di “prima classe”:

Penso sia vero che io sia tale perché non rientro nello stereotipo legato agli immigrati. Ci sono varie categorie: chi si è autoesiliato, chi è in esilio politico… Io con Amores Perros sono potuto andare via per alcuni anni, pianificare, progettare, avvicinarmi a un’altra realtà. Inevitabilmente si rischia di perdere un po’ le tradizioni, i legami con la propria patria. Per realizzare Carne y Arena ho avuto l’occasione di incontrare delle persone che non hanno avuto queste possibilità, si sono ritrovate a dover fuggire. Per questo mi sento un privilegiato di prima classe, non sono come loro. Sono andato via perché lo volevo, come dice Lorenzo nel film.

Il maestro del cinema messicano ha regalato anche una piccola riflessione sul successo:

Per me è qualcosa di dolce e amaro: ti ritrovi in situazione davvero privilegiata, e al tempo stesso ci sono molte obbligazioni, aspettative, devi andare sempre più a fondo, niente è mai abbastanza… Il successo ti porta in una situazione, e non mi lamento, ma è evidente che nella tua vita privata in cui c’è un costo, devi dedicare molto al tuo lavoro fisicamente e intellettualmente. Il cinema è un lavoro molto duro. Vorrei avere più tempo con la mia famiglia, anche se viaggiano con me e siamo davvero vicini, ma ci sono delle volte in cui le cose ti mancano, il tempo scorre via veloce e non ti senti presente, vorrei esserlo di più. La tua vita diventa secondaria per il tuo lavoro, la cosa è relativa, ma c’è un po’ di rimpianto per quello che si perde a causa del successo.

Nel lungometraggio c’è inoltre un elemento narrativo legato a un neonato e Iñárritu ha svelato che lui e la moglie hanno perso un bambino 26 anni fa, chiamato Luciano, e questo lo ha ispirato a girare quei momenti.

Il filmmaker ha successivamente spiegato che a livello personale c’è, con il tempo che scorre, maggiore consapevolezza del fatto che la tua vita diventa sempre più corta e ci sono dei momenti, come i 50 e i 60 anni, necessari a riflettere, a capirsi meglio:

Mi sento pronto a capire in modo diverso ciò che mi circonda. Il mio punto di svolta è stato nel 2012, quando ho iniziato a compiere un percorso con il monaco vietnamita Thích Nhất Hạnh. Mi ha permesso di vedere i miei pensieri in modo molto chiaro, mi ha liberato, mi sono reso conto che potevo ridere di me stesso, dei miei pensieri, delle mie sicurezze, di ciò in cui credevo, e a condividere tutto questo senza paura, con onestà e preparandomi a liberarmi di quelle cose che avevo internalizzato e si erano stratificate dentro di me.

Tra Birdman e Bardo ci sono quindi dei punti in comune, ma la differenza è principalmente una:

Il personaggio di Michael Keaton era molto reattivo, mentre il protagonista del nuovo film osserva, analizza tutto. Non è come internet dove tutti sono convinti di avere ragione e reagiscono a ogni cosa.

Nella storia di Silverio torna anche il team del volo e Alejandro G. Iñárritu ha rivelato che sogna spesso di volare e ha dei sogni molto simili in cui è vicino al terreno e si sente libero:

C’è qualcosa che mi fa sentire bene, penso sia un buon segno… Penso abbia un significato, ma credo che tutti, o quasi, abbiano la stessa esperienza onirica.

L’elemento onirico ritorna anche nel suo rispetto per Federico Fellini, che ha invocato, quasi come fosse un Santo, per proteggere questo film:

Non penso che ci siano dei registi che non sono influenzati da Fellini. Ci sono pochi registi che sono maestri, dei santi, dei punti di riferimento… Come Luis Buñuel, Roy Andersson in certi casi, Alejandro Jodorowsky… Questi filmmaker sono in grado di aiutarci a capire come si può usare il cinema come un sogno. Luis Buñuel diceva che il film è un sogno che viene diretto e ha ragione perché i sogni non hanno tempo, lo spazio si fonde, sono liquidi… Film e sogni hanno la stessa natura e sono davvero importanti. Per la mia generazione andare al cinema era un’esperienza in grado di trasformare, cambiava il modo in cui pensi, sogni perché giocare con le regole dello spazio e del tempo ha delle conseguenze sulla tua coscienza. Per questo non c’è spazio per la logica in questo film. Spero che San Fellini lo protegga!

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