L’idea folle di dare in mano al regista grossolano di Con Air e I mercenari 2 il remake di Black Jack, film del 1986 con Burt Reynolds dimenticato nel tempo, basato su uno script di uno sceneggiatore metodico, preciso e molto raffinato come William Goldman (Il maratoneta, Butch Cassidy, La Storia Fantastica, Misery Non Deve Morire e Papillon) ha partorito un piccolo mostro, un film in cui tutto è deformato, esagerato, sbagliato e fuori quadro. Anche Jason Statham, una delle più grandi certezze del cinema contemporaneo, un attore che si è fatto genere, la cui presenza basta a definire il tipo di film che lo contiene al pari di quel che poteva simboleggiare negli anni ’90 Bruce Willis, ne esce sconfitto incapace di plasmare l’implasmabile.

La storia di un ex dei corpi speciali “spiaggiato” a Las Vegas che sbarca il lunario con piccole truffe o come guardia del corpo, per ricchi che vogliono farsi un giro nei casino senza correre rischi, è densa di sfumature ...