La recensione del film di animazione Leo, disponibile dal 21 novembre su Netflix
Con Adam Sandler è sempre un‘incognita, ogni suo film (nonostante non diriga, scrive e produce con un’impronta molto visibile e riconoscibile nei temi e negli svolgimenti oltre che nell’umorismo) può facilmente sconfinare nel territorio più turpe, quello dell’umorismo facile senza nessuna struttura né tantomeno capacità di dire altro se non la gag del momento, oppure può tenersi in uno strano equilibrio tra dolce e amaro, conservatore e sentimentale, in cui oggi sa giocare solo lui. Se poi, come nel caso di Leo, a questo aggiunge anche la versione più centrata del suo umorismo da anni a questa parte, siamo nel territorio del miglior Sandler possibile.
In Leo, una volta tanto, Sandler non è forzato a mettere in scena il cinema per famiglie, a spiegare al pubblico di essere davanti a un film per tutti, di facile comprensione e scarso impegno, ci pensa l’animazione colorata e pupazzosa nel più banale stile P...
È necessario attenersi alla netiquette, alla community infatti si richiede l’automoderazione: non sono ammessi insulti, commenti off topic, flame. Si prega di segnalare i commenti che violano la netiquette, BAD si riserva di intervenire con la cancellazione o il ban definitivo.