La recensione di Lunana: Il villaggio alla fine del mondo, al cinema dal 31 marzo

A Lunana, un villaggio a 4800 metri d’altitudine al confine tra Bhutan e Tibet, si trova la scuola più remota del mondo. Ci si arriva dopo 8 giorni di viaggio, non c’è energia elettrica ed è la terra dei pastori di yak. Niente di più distante – in tutti i sensi – da Ugyen (Sherab Dorji), un giovane insegnante svogliato della capitale che sogna di fare il cantante in Australia e che proprio a Lunana viene spedito per completare il suo mandato prima di potersene andare dal Paese. In quel luogo sperduto, neanche a dirlo, Ugyen si lascerà contagiare dalla bontà d’animo dei suoi abitanti, imparando a vivere secondo nuovi ritmi e trovando tra i pastori inaspettate melodie.

Favola moderna dal cuore antico e dagli ideali conservatori, Lunana: Il villaggio alla fine del mondo dell’esordiente Pawo Choyning Dorji pur non servendosi di una diretta retorica ammonitrice (verso il mondo che sta al di là dell...