Ariel Kleiman realizza un’opera dissonante rispetto alle storie che siamo abituati a farci raccontare, che vuole essere al di fuori di tutto e ritagliarsi una dimensione autonoma. Essere come nessun altro è. Lo fa utilizzando il linguaggio del cinema d’autore (illustrare una situazione con tutta la calma richiesta, preparare tutti i propri nodi senza fretta badando più ad ammaliare che ad avvincere e poi alla fine tirare le corde per sciogliere l’intreccio tutto insieme in un finale tesissimo) e lo fa puntando su un cast di bambini capitanato da Vincent Cassel, loro padre putativo nella storia e loro metaforico mentore nella realtà, un attore che con grandissima umiltà cura il proprio ruolo mentre aiuta tutti gli altri piccoli attori a dare il proprio meglio.
Ancora di più in questa storia di un uomo che raduna dei bambini e dell...
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