La nostra recensione di Rodeo, al cinema dal 6 luglio

C’è un evidente modello, anzi due, a guidare Rodeo, esordio alla regia di Lola Quivoron. È il Kechice filtrato da Andrea Arnold, verso un’idea molto precisa di cinema. Nell’incipit, vediamo la protagonista, Julia, uscire di casa per andare a recuperare la sua moto. Come ne La schivata, siamo catapultati senza introduzione nel bel mezzo delle vicende, la macchina da presa segue con instabilità la frenesia della ragazza, restando alla sua altezza e mantenendo il contesto sullo sfondo. Il film si ambienta nella periferia di Bordeaux, tra fabbriche dismesse e degrado urbano, eppure, come in American Honey, il focus non è il realismo sociale, ma la resa del vissuto emotivo, soprattutto l’euforia, la storia di una femminilità che non vuole sottomettersi.

Julia ama correre in moto: per farlo ruba quelle di sprovveduti venditori, e si lancia senza freni in strada. Rotti i flebili legami con la propria famiglia, ne ...