La recensione di Saltburn, presentato alla Festa del Cinema di Roma 2023
La cruda scomposizione delle dinamiche del desiderio, nella tensione tra sesso (come coercizione) e potere (come privilegio di parte), era il fulcro tematico di Una donna promettente. Dopo quell’esordio controverso e stimolante, Emerald Fennell con Saltburn arricchisce di un’ulteriore variabile il medesimo discorso, realizzando un buon thriller psicologico dove ancora quel revanchismo di un singolo è spinto stavolta dalla frustrazione di classe.
Quella di Saltbrun si potrebbe raccontare come la parabola di un giovane arrivista, figlia alla lontana di un cinema di lotta di classe che dell’immaginario della campagna inglese e dell’aristocrazia rampante trattiene un ribaltamento angosciante (inseguendo chissà quanto consciamente il cinema di Joseph Losey, o di Basil Dearden). Il protagonista è il perturbante Barry Keoghan, qui Oliver, che vediamo raccontare a ritroso la sua vita da quando nel 2006 arriva all’Univers...
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