Una serata a teatro che vi farà passare la voglia di andare a teatro. Questa sarebbe potuta – e dovuta – essere la tagline di Interruption di Yorgos Zois, ennesimo tentativo di riportare sullo schermo l’annoso dilemma della vita versus arte. Tentativo andato a vuoto per colpa di un’arroganza intellettualoide che fa accartocciare il racconto su se stesso dopo i primi venti minuti, trascinando la vicenda per la successiva ora e mezza senza nemmeno l’alibi di un mordente annacquato.

Per inscenare il suo arrogante teatr(in)o, Zois scomoda nientemeno che l’Orestea, già portata sullo schermo con ben altri e alti risultati da Anghelopulos – maestro del giovane professorino Yorgos – in O thiassos. A colpi di luoghi comuni e di squallidi quanto ridicoli tentativi di modernizzazione senza capo né coda, un regista chiaro alter ego del buon Zois distrugge i capolavori di Eschilo, Sofocle e Euripide senza l’ombra di un rimorso, delitto aggravato...