La recensione del nuovo film d’animazione Disney, Wish, nelle sale dal 21 dicembre
È un inganno quello che apre Wish, cioè l’apertura del grande libro delle fiabe come accadeva nei cartoni classici dello studio. Ma non siamo in quel mondo della tradizione che viene rivista e adattata da Disney, non siamo di fronte a un racconto dei Grimm o di qualche altra tradizione, rimessa in scena per una sensibilità moderna. Stavolta siamo un regno in cui a dominare è una dittatura soft, aggiornamento disneyano dei reami con regine cattive di cui però non vediamo mai il popolo, una in cui i sudditi approvano le regole del regnante e appoggiano i suoi metodi liberticidi, convinti dalla sua propaganda. Di tutto questo si rende conto la protagonista nel momento in cui sta per diventare sua aiutante: il re non conserva i sogni del popolo per farli avverare una volta l’anno, ma per controllarli evitando che i sogni potenzialmente sovversivi si avverino e materializzando solo i più innocui. In fu...
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