Sicuramente tutti gli amanti di Agatha Christie sono rimasti sorpresi quando, mesi fa, è giunta la notizia dell’uscita dell’ultimo film del Poirot di Kenneth Branagh.

Assassinio a Venezia? Poirot a Venezia? Il mistero si è risolto in fretta, senza necessità di ricorrere più di tanto alle nostre “cellule grigie”. Il romanzo da cui il film è tratto infatti è Poirot e la strage degli innocenti. Evidentemente l’ambientazione è cambiata. Ma non è stata l’unica modifica al libro della regina del giallo. Anzi, i cambiamenti sono tanti e anche molto consistenti. Continuate a leggere l’articolo se volete saperne di più!

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L’ambientazione: Venezia o la campagna inglese?

I motivi che hanno spinto la produzione a spostarsi a Venezia ve li abbiamo già raccontati qui. Nel film ci troviamo quindi in Italia, nella città lagunare del dopo guerra. Una Venezia cupa, piovosa e piena di mistero con un tocco di soprannaturale.

Nulla a che vedere dunque con il romanzo, ambientato nel fittizio paesino inglese di Woodleigh Common tra giardini rigogliosi e case di campagna nel 1919. Non c’è ombrosità nel libro e il sovrannaturale è appena accennato. Ci troviamo sempre nel giorno di Halloween, ma l’atmosfera è molto più distesa nonostante gli omicidi.

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(L-R): Riccardo Scamarcio as Vitale Portfoglio, Camille Cottin as Olga Seminoff, Jude Hill as Leopold Ferrier, Tina Fey as Ariadne Oliver, Kelly Reilly as Rowena Drake, Emma Laird as Desdemona Holland, Ali Khan as Nicholas Holland, and Kyle Allen as Maxime Gerard in 20th Century Studios’ A HAUNTING IN VENICE. Photo courtesy of 20th Century Studios. © 2023 20th Century Studios. All Rights Reserved.

Il mistero e i personaggi

Della trama originaria del romanzo in Assassinio a Venezia troviamo poco e nulla. Resta solo una dinamica estremamente essenziale: qualcuno è al corrente del fatto che è stato commesso un omicidio anni prima; Joyce Reynolds muore, sospettata di essere colei che è a conoscenza dell’identità assassino; il bambino, Leopold, è il vero “ricattatore”; Rowena Drake l’assassina. Questo in estrema sintesi è ciò che rimane.

Ciò che il film fa innanzitutto è rendere tutti i personaggi (tranne Leopold) adulti. Una scelta comprensibile, la morte di ben 2 bambini sarebbe stata decisamente troppo difficile da digerire. La stessa Joyce che nel romanzo ha 13 anni in questo caso è una medium interpretata da Michelle Yeoh. La dinamica prende avvio da una seduta spiritica (e non da una festa per bambini) nella casa di Rowena Drake durante la notte Halloween. E la donna, proprio come nel libro, è l’assassina. Le sue ragioni nel film sono però diverse e il mistero messo in scena, complice anche la durata nell’arco di un’unica notte delle indagini, è molto più semplice.

Molti sono i personaggi nuovi che sostituiscono quelli di La strage degli innocenti. Assenti sono dunque la ragazzina Miranda e il giardiniere/complice di Rowena Michael Garfield. Questi sono stati sostituiti, tra gli altri, dal dottore interpretato da Jamie Dornan, dalla governante di Camille Cottin e dal personaggio di Riccardo Scamarcio. Rimane invece Ariadne Oliver (Tina Fey), in una veste molto più “frizzantina” della sua controparte romanzesca. E come nell’originale è lei a trainare Poirot nella vicenda.

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Poirot

Kenneth Branagh continua a presentarci il Poirot disilluso che aveva iniziato a dipingere in Assassinio sul Nilo, dalla scoperta delle origini dei suoi celeberrimi baffi. Un Poirot con dei traumi passati, sfiduciato, un Poirot molto solo che come dice lui stesso “non ha amici”.

Un Poirot distante dunque da quello descritto da Agatha Christie. La vanità e la forte autostima dell’investigatore romanzesco gli impediscono di provare sentimenti come sconforto o solitudine. Poirot apprezza il suo isolamento; più volte dice che non avrebbe mai voluto sposarsi e più volte si lamenta di quando qualche conoscente lo disturba mentre si rilassa a casa. E ogni qualvolta cerca invece la compagnia di un amico la trova sempre.

L’interpretazione di Branagh, che pur recita brillantemente, è appunto una sua interpretazione del personaggio, distante da quella descritta da Agatha Christie.

Conclusioni

Annoso e gravoso è il dibattito su fedeltà o libera interpretazione degli adattamenti e non esiste una risposta giusta. Assassinio a Venezia si difende bene, creando un’ottima atmosfera e un mistero che funziona. Liberandosi dai paletti di Agatha Christie Branagh ha sicuramente alzato il livello dopo Assassinio sul Nilo. Resta però un dubbio: ha senso stravolgere e inventare ex novo un giallo quando quello su carta funziona così bene ed è molto più intricato e stuzzicante? A voi l’ardua sentenza!

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