Atlantis – L’impero perduto ha fatto un giro strano. È partito come uno dei film d’animazione più ambiziosi di sempre. Doveva staccare nettamente dalla forma musical che aveva portato tanto successo alla Disney e andare a prendere idee da altri tipi di animazioni e stili. Poi, all’improvviso nel bel mezzo della sua produzione, lo ridimensionarono nel budget e nella durata. Salvo poi venire lanciato come quello che doveva essere: l’inizio di un gigantesco franchise crossmediale. Fallì al botteghino malamente e tutta la polvere del disastro finì sotto il tappeto in quattro e quattr’otto. Passarono un po’ di anni e il film che nessuno aveva visto al cinema si guadagnò un notevole gruppo di spettatori affezionati.

La storia di Atlantis, è oggi una cronaca di un disastro o di un successo molto molto lento? Lasciamo a voi il giudizio.

Tutto iniziò con Kirk Wise e Gary Trousdale convocati da Don Hahn. Arrivavano dalle fatiche de Il gobbo di Notre Dame. Il mandato del produttore era chiaro: se volevano fare un nuovo film con lo stesso team creativo dovevano uscire il prima possibile con una proposta per cavalcare la cresta dell’onda. La Disney inoltre stava vivendo degli scossoni ai piani alti. Michael Eisner era un grande ammiratore di Wise e Trousdale e si stava scontrando con Roy Disney sulla direzione da far prendere all’azienda, separata in più divisioni mal sincronizzate. Proporre e farsi accettare un qualcosa di diverso non era mai stato così semplice. 

I due avevano in mente un qualcosa di simile a 20.000 leghe sotto i mari. Una grande storia di esplorazione (sulla scia del successo di Indiana Jones) fatto come animazione, ma con un’atmosfera da live action. Meno regno di fantasia e più avventura.

Scartarono subito l’idea di adattare direttamente il romanzo di Jules Verne, che era difficile da rendere appassionante dato che per gran parte dell’avventura si tratta di un viaggio nell’oscurità. Invece pensarono di utilizzare le leggende di Atlantide per dare una meta precisa al gruppo di mercenari e studiosi.

 

Atlantis - L'impero perduto

 

Avventura, una trama interessante, leggende e miti amatissimi, uniti ad uno stile misto di animazione (tradizionale e 3D) erano la formula di un successo assicurato. Tra l’entusiasmo generale venne chiamato Joss Whedon che aveva sviluppato un trattamento su un film di animazione dedicato alla città perduta. Solo che lui voleva fare un musical, mentre i registi di Atlantis no. La proposta di Whedon venne profondamente modificata nelle prime fasi. Esclusero le canzoni e rimescolarono il tutto, ma Whedon finì comunque con una menzione nei titoli di coda all’insaputa del resto del cast.

Come vi abbiamo già raccontato nel nostro speciale, a dare forma ai personaggi fu Mike Mignola, creatore di Hellboy. Per questo il film ha un aspetto così diverso rispetto agli altri classici Disney. Tutta la produzione era indirizzata a far sì che Atlantis – L’impero perduto fosse diverso. Per i disegni scelsero il formato insolito del CinemaScope. Un rapporto di aspetto più rettangolare e cinematografico da sempre associato con l’avventura, che avrebbe valorizzato gli ambienti e le vedute. Cambiare formato significava però cambiare tecnica, e quindi trovare dei piani di lavoro e delle macchine differenti. Addirittura si pensò di spostare l’intera produzione in un edificio differente con un equipaggiamento fatto apposta per accogliere gli enormi fogli su cui volevano dar vita al film.

Giunsero a un compromesso: data la natura stilizzata del film avrebbero potuto comunque lavorare su una scala più piccola. Ciò che non accennava a diminuire era invece la portata della sceneggiatura: ben oltre i canonici 90 minuti di film. Questo significava però maggiori costi, senza la certezza che il pubblico potesse accettare un maggiore durata. Con una scadenza già fissata diventava quindi impossibile raggiungere il livello prefissato senza tagliare qualcosa. Diminuirono di molto le scene d’azione e di combattimento con i mostri. Milo avrebbe doveva avere con sé il topolino Platone. Avremmo conosciuto un altro nipote, più sciocco, di Mr Withmore. Entrambi esclusi per evitare lo stereotipo della spalla comica e dell’animale carino. 

 

Atlantis - L’impero perduto

 

Rinunciarono ad esplorare maggiormente Atlantide; si resero conto che l’esiguo tempo a disposizione andava usato per caratterizzare i molti personaggi. Ad aiutare nella decisione ci fu pure un drastico taglio di budget che costrinse a rinunciare ad alcune sequenze d’azione. Iniziarono l’opera di Atlantis – Il regno perduto lavorando su un kolossal complesso e ad alto budget, lo terminarono rinunciando alle ombre in alcune scene per facilitare il lavoro degli animatori e risparmiare tempo. 

Un altro imprevisto li costrinse a drastiche decisioni: il 20 aprile del 1999 il massacro alla Columbine High School sconvolse il mondo. I media si interrogarono sulla propria influenza e sull’immagine che davano dell’uso delle armi alle giovani generazioni. Nel frattempo, il team di Atlantis si riunì per decidere il da farsi con le armi presenti nel film. Alcuni si chiedevano se così come era fosse troppo violento, in particolare perché gran parte dei personaggi erano costantemente armati. Abbassarono quindi ulteriormente il livello di violenza e di scontri.

Atlantis aveva un prologo diverso da quello intenso che abbiamo visto dove Atlantide viene attaccata e “nascosta” in acqua. Nella prima versione c’era un gruppo di vichinghi alla ricerca della città che usava lo stesso manoscritto di Milo. Il prologo costò 5 milioni. Fu scartato. Non funzionava perché concentrava troppo l’attenzione sull’oggetto, facendo credere che il film parlasse della ricerca di una mappa antica e non di Atlantide stessa.

Quando Atlantis uscì al cinema i piani della Disney erano comunque ancora intatti, nonostante i tagli produttivi. Il mondo doveva espandersi nei parchi a tema con delle nuovissime attrazioni. Non solo: la storia continuava in una serie tv sullo stile di X-Files (con un mistero antico investigato ogni settimana) Addirittura pianificarono un crossover con la serie animata Gargoyles!

Tutto questo si scontrò con la povertà del risultato al botteghino. I tre episodi già prodotti diventarono il “sequel” da cassetta Atlantis – Il ritorno di Milo, ben due anni dopo la produzione del film. I fumetti e le attrazioni sparirono in un batter d’occhio. 

Oggi quello che resta del film è molto simile alla città da cui prende spunto: è un rottame sommerso e lasciato in balia del tempo, ma chi ricorda la strada per trovarlo può ancora spalancare gli occhi di fronte a qualcosa di mai visto e unico. Per lo meno in casa Disney.

Fonte: collider

I film e le serie imperdibili

Classifiche consigliate