L’industria del cinema di Hollywood sta ancora pagando le conseguenze degli scioperi. La vita dopo i picchetti è l’argomento caldo per gli sceneggiatori all’interno della WGA, dove si è diffusa l’idea che la battaglia vinta non debba mettere fine ad un livello di attenzione alto. Occorre farlo soprattutto ora che il settore sta affrontando una contrazione dei posti di lavoro così forte che Deadline ha deciso di creare una rubrica apposta per farne la cronaca giorno per giorno. 

Gli studi di Hollywood hanno usato la stagione 2023-2024 come un periodo di passaggio in cui tagliare costi e produzioni. Le piattaforme streaming si sono alleggerite rimuovendo contenuti dalle loro library e scartando film e progetti. Talvolta questi tagli hanno coinvolto anche opere quasi completate, ma la maggior parte sono progetti nelle prime fasi di sviluppo la cui data di arrivo è stata spostata nella stagione successiva (per via dei ritardi causati dallo sciopero) o che sono stati scartati silenziosamente (come detto da Bob Iger). Tutto questo ha avuto come conseguenza una contrazione delle offerte di lavoro, in una Hollywood già in crisi, dove molti professionisti stanno lasciando il loro lavoro alla ricerca di una maggiore stabilità. Ecco cosa sta succedendo.

Un 2024 senza episodi pilota

Il cambio di modello di business ha portato dalle centinaia di episodi pilota che venivano commissionati un decennio fa, ai soli tre pilot richiesti da NBC quest’anno, fino ad ora. La contrazione dei budget per lo sviluppo e il cambio di modello produttivo degli streamer, che puntano sul produrre serie complete senza il bisogno di passare da un primo episodio di prova, ha tagliato una parte importante di posti di lavoro per gli attori.

Partecipare a un pilot, anche se non trasmesso o convertito in serie completa, offriva lavoro a molti professionisti. Prendere parte a queste riprese significava avere un introito fondamentale per centinaia di attori che avevano così accesso non solo alla paga, ma anche alle assicurazioni sanitarie legate al loro sindacato. 

Cosa ne pensano gli sceneggiatori di Hollywood?

Per lo sceneggiatore Tony Gilroy una contrazione di film e serie TV come questa era prevedibile e naturale. Dopo 15 anni di incredibile boom dei contenuti un rallentamento è logico. A suo dire, meno contenuti significa più contenuti di qualità. È un modo per adeguare la richiesta di prodotto con le possibilità dei talenti che l’industria può esprimere.

Anche Neil Gaiman è di questo avviso. Produrre una quantità di storie come nel 2019 non era sostenibile. Lo sciopero è servito come scusa agli streamer per fare qualcosa che già avevano in mente. 

Penso che il boom sarebbe finito comunque. Il nostro sciopero e quello degli attori in molti casi sono diventati una scusa per gli streamer: ‘sapete, forse abbiamo comprato più cose di quante ce ne servano. Forse possiamo lasciare andare un po’ di questa roba’’ Stanno cercando di reinventare la televisione in questo momento. Non so come sarà tra cinque anni. Ma so che gli sceneggiatori che riescono a trovare buone storie significative per la gente continueranno ad avere un lavoro.

I ruoli regolari stanno perdendo valore a Hollywood

Le serie contemporanee hanno meno episodi rispetto al passato. Venire scritturato in un ruolo non garantisce più un lavoro per tutto l’anno, come accadeva con le serie regolari da 22-24 episodi. Sono inoltre pochi i network che riescono a sostenere più di sei stagioni dello stesso titolo. 

Entrare nel cast di una serie TV non è più la sicurezza economica che era un tempo. Gli streamer hanno una maggiore volatilità, cancellano più spesso gli show. In media i broadcast investono dai 3 ai 5 milioni di dollari a episodio, mentre gli streamer dai 5 ai 10. Sono cifre in diminuzione rispetto a un decennio fa. La contrazione si ripercuote anche sullo stipendio degli interpreti. 

Un direttore del casting rimasto anonimo ha spiegato che le produzioni hanno reagito ai tagli di budget andando a scritturare meno attori regolari per le serie, più in ruoli guest ricorrenti. Cercano attori locali se girano in Atlanta, New York, Chicago o in Canada per risparmiare denaro. Investono su poche star di richiamo che trascinino lo show, abbassando i cachet degli altri. 

Più bisogno di lavoro, meno potere contrattuale

La contrazione del mercato per gli attori ha comportato un aumento degli artisti in cerca di ruoli, ma ha spostato il potere contrattuale dalla parte delle produzioni. C’è sempre meno potere per i performer nelle negoziazioni contrattuali. Prendere o lasciare. Persino gli aumenti di salario dalla stagione uno alle successive, in caso di rinnovo, è possibile oggi solo in rari casi di successi clamorosi. 

Meno lavoro per gli attori (si stima un calo del 30% rispetto al 2022) significa anche meno occupazione per i casting director. Molti stanno lasciando Los Angeles verso case i cui affitti sono meno costosi. La stessa cosa sta accadendo agli agenti e alle piccole agenzie. La loro fine avrà contraccolpi sulle future generazioni di star di Hollywood. 

Fonte: Deadline

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