La pandemia non è stata un periodo facile per nessuno, comprese molte realtà di Hollywood come la Disney che, in aggiunta alle problematiche causate dal nuovo Coronavirus, ha anche avuto a che fare con un passaggio di consegne dirigenziale fra l’ex CEO Bob Iger e colui che lo ha sostituito, Bob Chapek. Una reggenza, quella di Bob Chapek, che ha offerto il fianco a svariate critiche e passi falsi, dall’aumento spropositato dei biglietti d’ingresso dei Parchi Disney fino alla quasi rottura dei rapporti con svariate star in seguito all’incidente con Scarlett Johansson (ECCO TUTTI I DETTAGLI) passando per la gestione delle finestre distributive theatrical e streaming. Il tutto senza neanche citare il drastico calo della qualità media dell’offerta.

Proprio per questo, verso la fine di novembre, Bob Chapek si è dimesso con effetto immediato dalla guida della Disney e la multinazionale è tornata sotto la guida di Bob Iger (ECCO TUTTI I DETTAGLI).

In un recente intervento alla conferenza della Morgan Stanley, Bob Iger ha delineato le strategie che la Disney adotterà nelle varie divisioni operative, dai parchi a tema, alle spese affrontate per la produzione dei contenuti cinematografici e televisivi, alla gestione degli importanti franchise Marvel e Star Wars.

La riduzione dei budget e la realizzazione di progetti che saranno venduti ad altri

Bob Iger spiega:

Sono molto felice di constatare che il supporto che sto ricevendo dai creatori di contenuti della compagnia è significativo e reale e arriva anche nella forma della riduzione della spesa per quello che viene prodotto, a prescindere che si tratti di una serie o un film. I costi sono incrementati eccessivamente e – a mio parere – non sono più sostenibili. Hanno tutti convenuto sulla questione. Si tratta di capire qual è il volume di cui abbiamo bisogno riducendo quello che facciamo. Si tratta di comprendere quanto spendiamo su quello che facciamo e quanto facciamo.

Il CEO cita anche la possibilità, che lui stesso definisce “vietata” fino a qualche tempo fa, di realizzare contenuti che saranno poi venduti ad altri:

Se, da una parte, pensiamo di ridurre i contenuti che realizziamo per le nostre piattaforme, ci sono con tutta probabilità delle opportunità per dare in licenza qualcosa a delle terze parti. Per un certo periodo di tempo è stato qualcosa di vietato, che non potevamo materialmente fare perché dovevamo favorire le nostre piattaforme streaming. Ma se dovessimo arrivare a un punto in cui abbiamo bisogno di un minor quantitativo di contenuto per queste piattaforme, pur avendo la capacità di produrre quel dato contenuto, perché non dovremmo impiegarlo per accrescere il fatturato? Ed è quello che probabilmente faremo.

Marvel e Star Wars: la Disney punterà più alla qualità che alla quantità

Con i nuovi film di Star Wars ancora “missing in action” dopo la debole chiusura della Nuova Trilogia e con svariati passi falsi in ambito di Marvel Cinematic Universe, basti pensare alle debacle critiche di pellicole come Eternals e Ant-Man 3 una cosa che pareva impensabile fino ad Avengners: Endgame, c’è la necessità per la Disney di rimodulare l’approccio a questi importanti franchise, cosa di cui Bob Iger è ben consapevole.

Per cominciare, spiega che proprietà intellettuali come quelle poc’anzi citate resteranno appannaggio esclusivo delle piattaforme Disney e non si andranno a inserire in quel discorso di “collaborazione con terzi” di cui abbiamo scritto qualche riga più sù.

La Disney è molto forte, di sicuro è il brand più forte nell’ambito dell’intrattenimento per famiglie. E quando a maggio uscirà il live action di La sirenetta, ricorderemo a tutti la potenza del brand.

Star Wars Kathleen Kennedy Disney

Per quanto concerne i marchi Marvel e Star Wars, il dirigente fa capire che la compagnia sta ponderando con estrema attenzione i prossimi passi, l’approccio da adottare nei tempi a venire.

Quello che abbiamo in mente con la Marvel non ha a che vedere necessariamente col volume di quello che vogliamo raccontare, quanto semmai con il quante volte dobbiamo tornare ad attingere dal pozzo di certi personaggi. Prendete i sequel: tendenzialmente per noi funzionano bene. Ma, ad esempio, c’è sempre bisogno di un terzo o quarto capitolo? O, magari, bisogna rivolgere l’attenzione ad altri personaggi? Dobbiamo valutare quali personaggi e storie andare a scavare. Se osservate la traiettoria della Marvel negli ultimi cinque anni, noterete un sacco di novità. Torneremo al franchise degli Avengers, che sarà composto, ad esempio, da un team completamente differente.

Poi, rivolgendo la sua attenzione a Star Wars, aggiunge:

Con Star Wars abbiamo fatto tre capitoli, che definiamo come appartenenti alla Saga in quanto seguiti dei primi sei di George Lucas. Sono andati bene al box-office, anzi direi proprio tremendamente bene. Poi ci sono stati i due standalone, Rogue One e Solo. Rogue One è andato abbastanza bene, mentre Solo è stata una delusione per noi. Ma è stata un’opportunità per capire che avevamo scelto una cadenza troppo aggressiva. Per questo abbiamo deciso di trattenerci un po’. Stiamo ancora sviluppando dei film di Star Wars. Ma vogliamo essere sicuri del fatto che quando ne facciamo uno sia quello giusto. È questo il motivo alla base della nostra attenzione e della nostra cautela.

Bb Iger spiega che il ragionamento che la Disney intende fare sarà sì basato sullo sfruttamento del peso di certi brand, ma che, d’ora in poi, si punterà maggiormente anche alla qualità dell’offerta più che al volume della medesima.

HBO l’ha provato bene, in quei giorni felici in cui era l’alta qualità della programmazione a fare la differenza, non il volume. Le piattaforme richiedono così tanto volume di roba che bisogna domandarsi se sia quella la decisione giusta da adottare, se sia corretto abbondare con l’offerta, o se sia più sensato essere maggiormente oculati più – ho usato la parola “giudiziosi” di tanto in tanto – ma direi anche schizzinosi su quello che si fa.

I prezzi e le offerte dei Parchi Disney

Il “nuovo” CEO ha ammesso che il fastidio provato dai fan di fronte all’aumento del prezzo di ingresso ai parchi attuato dalla precedente gestione era perfettamente motivato:

Ho sempre creduto che il brand Disney dovesse avere la necessità di essere accessibile. Nel nostro zelo guidato dalla volontà di aumentare i profitti, potremmo essere stati un po’ troppo aggressivi in merito ai prezzi. Penso ci sia il modo per continuare a incrementare il nostro business essendo al contempo anche intelligenti in quanto ai prezzi, così da mantenere il valore aziendale dell’accessibilità.

Disneyland Paris disney

A Disneyland ad Anaheim e a Walt Disney Word a Orlando la compagnia ha ritoccato al ribasso alcune tariffe e reintroducendo possibilità che erano state tolte come il parcheggio gratuito per chi soggiornava presso gli hotel, l’allentamento dei requisiti di prenotazione per i possessori di pass annuali e così via.

Mosse che:

Sono state accolte estremamente bene dai consumatori che continueremo non solo ad ascoltare, ma a usare come guide per i nostri aggiustamenti di rotta.

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FONTE: Deadline, Deadline, The Hollywood Reporter

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