C’è una locuzione abbastanza abusata nella critica cinematografica che è “film di corpi”, non è sbagliata né ridicola, solo molto utilizzata spesso anche a sproposito. Identifica i film in cui ciò che conta di più sono le reazioni, le posizioni e le relazioni tra corpi, come questi sono filmati, la consistenza che riescono a mostrare e come i loro istinti e le loro volontà siano più importanti delle decisioni della mente, spesso apertamente vincendole. La pre-apertura del Festival di Venezia di quest’anno ha mostrato uno dei “film di corpi” originali, uno dei primi: Estasi di Gustav Machaty.
Nell’introdurlo il direttore Barbera e il presidente Baratta hanno ricordato come mai sia stato scelto proprio questo film. Aveva partecipato ad una delle primissime edizioni della mostra (vincendo anche il premio per la miglior regia) e da lì diede scandalo in tutto il mondo perché era il primo (o uno dei primi) a contenere un nudo di donna integrale. La storia è complicata perché l’attrice
Con una forza non usuale nel cercare il piacere femminile Estasi è un restauro indispensabile e un film sorprendente
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