Fidanzata in affitto è su Amazon Prime Video

Profuma di tardi anni Novanta/primi Duemila già dal titolo italiano questo Fidanzata in affitto, commedia sorprendente nella misura in cui riesce a essere vintage e contemporanea allo stesso momento, a usare vecchie regole e vecchi stereotipi per raccontare una storia nuova – e pure a far ridere mentre lo fa, qualcosa di – ahinoi – sempre meno scontato nelle commedie di oggidì. Potrebbe far venire in mente La ragazza della porta accanto, per esempio, o una qualsiasi altra commedia romantica adolescenziale nella quale lei è la forza trainante per lui, che al contrario è un adolescente insicuro e la cui uscita dal guscio è di fatto l’arco narrativo principale del film.

Fidanzata in affitto è un film di archi

Eppure allo stesso tempo il film di Gene Stupnisky è indiscutibilmente figlio dei suoi tempi, a partire dalla scelta di donare a entrambi i personaggi principali la stessa dignità e lo stesso approfondimento psicologico, per proseguire con l’idea di avere una protagonista femminile che è sì sexy, aggressiva e dominatrice, ma anche un disastro completo in quasi ogni ambito della sua vita. Fidanzata in affitto parla poi di genitori, figli e del loro rapporto in un modo forse impensabile venti o trent’anni fa, riconoscendo anche i primi come personaggi e non semplici funzioni di trama e costruendo quindi un arco anche per loro.

Jennifer

Di fatto Fidanzata in affitto è pieno di archi, nel senso che a differenza di molte commedie romantiche (anche tra le migliori!) prova a dare uguale dignità a chiunque compaia in scena e abbia più di due battute. C’è uno sforzo costante per popolare il film di personaggi, caratteri che potrebbero esistere anche se fossero fuori dai radar della storia che si sta raccontando. È una storia di non-amore tra lui e lei, certo, ma è anche – e questa cosa è scritta ovunque nel film, fin dai presupposti – la storia di una comunità, che in questo caso è Montauk nello Stato di New York, ma potrebbe essere una qualunque località turistica costiera minore tra quelle che punteggiano entrambe le coste degli States; quei posti belli per quattro mesi all’anno, ma invivibili per gli altri otto, e che quindi non hanno mai fatto l’upgrade a città e continuano a esistere in un limbo, divisi tra le folle estive e la desolazione invernale.

Dedicando così tanta attenzione al presunto contorno, Fidanzata in affitto riesce così a far risaltare ancora di più i due protagonisti, perché capiamo chiaramente e fin da subito qual è per loro la posta in palio, come sia la loro vita in relazione a questo luogo affollatissimo e spettrale. Certo, a una prima occhiata lo spunto alla base del film potrebbe sembrare assurdo e stiratissimo: una ricca famiglia locale offre una macchina alla donna che accetterà di sverginare il loro figlio adolescente prima che questo vada al college. Loro vorrebbero una ragazza della sua età o poco più, ma a rispondere all’annuncio è la trenta-e-qualcosa-enne Maddie. E così quello che dovrebbe in teoria essere facile (convincere un adolescente ancora vergine ma eterosessuale ad andare a letto con Jennifer Lawrence) diventa, grazie alle regole del cinema, un percorso nel corso del quale sia lui sia lei impareranno et cetera – sapete come funzionano questi film.

Fidanzata in affitto Jennifer

Percorso a ostacoli

Come da tradizione delle migliori commedie cafone di una volta, quindi, questo percorso si rivela, come dire, periglioso e meno chiaro di quanto si potesse sperare. Gli ostacoli sono tanti e stratificati, e scoprire la loro origine è uno dei piaceri di Fidanzata in affitto, un film che parla di genitori controllanti e genitori assenti, e del fatto che comunque tu la metta sembra che sia impossibile sfuggire alla maledizione dei genitori [qualcosa], qualsiasi cosa essa sia: come molte storie adolescenziali contemporanee (pensate, per lasciare un momento il cinema, a Sex Education) si è evoluta dal classico schema “figlio è arrabbiato con genitore” per puntare sul “figlio è arrabbiato con genitore e vuole capire perché ha fatto certe scelte”.

L’altro grande tema di Fidanzata in affitto, che ci riporta di corsa a un tempo nel quale non c’era paura di parlare di attrazione fisica a Hollywood, è il sesso: il modo in cui lo vivono gli adulti, in cui lo usano i trentenni, soprattutto la paura che le c.d. “nuove generazioni” sembrano averne. “Ma qui non scopa più nessuno?” si chiede sconvolta Jennifer Lawrence mentre passeggia tra le stanze di una villa dove si sta tenendo un party pre-universitario, nel quale si consuma di tutto tranne un rapporto fisico. Ultimamente la scienza ha confermato le sue impressioni: rispetto a 15 anni fa, gli adolescenti di oggi fanno meno sesso. Fidanzata in affitto parla anche di questa questione, e prova persino a proporre una soluzione, o quantomeno un’interpretazione relativa alle cause di questa sempre più diffusa carenza di libido.

Lawrence

Quasi tutto bene

Dopodiché, intendiamoci, una commedia non funziona se non fa ridere, e Fidanzata in affitto lo fa, e nella tradizione di quelle che una volta avremmo chiamato “commedie scorrette”: ci sono parolacce, atti vandalici, piccoli crimini, una scena di nudo integrale di Jennifer Lawrence che è uno dei momenti più assurdi della sua intera carriera – oltre a dimostrare senza alcun dubbio che questo film è anche figlio suo (e infatti ha contribuito a produrlo). E d’altra parte lei stessa si è più volte dichiarata fan della cringe comedy: il modo in cui si abbandona alla cafonaggine necessaria a dominare un film del genere, dove i momenti da mani sugli occhi sono parecchi, ne è la migliore dimostrazione.

Funziona meno l’impianto generale, che soffre un po’ dei soliti difetti che spuntano quasi sempre nelle commedie romantiche: uno su tutti, l’accumulo frontale di gag per lasciare poi spazio quasi esclusivamente ai sentimenti nella seconda metà di film. O forse non è neanche un difetto ma una regola del gioco: Fidanzata in affitto le conosce e le usa molto bene. Insieme a Bottoms, la commedia dell’anno.

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