La difficile scelta di mettere in classifica tutti i film di Hayao Miyazaki decidendo quali siano i migliori e quali i peggiori

Con un film ogni quattro anni circa, almeno tre serie televisive e un fumetto bello corposo, oltre a sceneggiature scritte per altri, Hayao Miyazaki ha una produzione di tutto rispetto, specialmente per un regista di film d’animazione. Chi ha visto il documentario Il regno dei sogni e della follia può capire che tipo di dedizione al lavoro, di abnegazione e continuità è necessaria per tenere un simile ritmo e soprattutto una qualità media così alta. Anche nelle picchiate peggiori la filmografia di Hayao Miyazaki è impeccabile, praticamente perfetta. 

Lo stesso abbiamo deciso di tentare la scalata alla classifica definitiva. Quella cioè che tenga presente tutto, il gradimento, i premi, il peso nella carriera del regista ma anche l’audacia del tentativo, la riuscita delle sperimentazioni e la creazione di qualcosa di unico e iconico, per mettere in fila i suoi 11 film (che diventeranno 12 con How Do You Live?) dal peggiore al migliore. Non possiamo certo convincervi, ma forse imbastire con le vostre classifiche personali una battaglia intellettuale.

Ponyo sulla scogliera (2008) 

Il film peggiore della carriera di Miyazaki è comunque un filmone. Questa storia scombinata e molto infantile, fosse venuta da chiunque altro sarebbe stata accolta come un capolavoro. È una trama altamente simbolica in cui, più del solito, la logica conta molto poco e le immagini sono il cuore del racconto. La capacità di creare qualcosa di mai visto, ambiguo, mai netto e sempre capace di interrogarci. Si veda un classico di Miyazaki: la scena in cui si mangia.

Il castello errante di Howl (2004) 

Una delle molte passioni speciali di Miyazaki è per l’Europa dei primi del Novecento. Il castello errante di Howl è tutto ambientato in un luogo di finzione che sembra la mittleuropa di quegli anni di postindustrializzazione e guerre novecentesche. Il suo film più intenso sulla vecchiaia racconta un’età che è indefinibile e che cambia a seconda dei sentimenti che si provano. Debole sulla scrittura (come spesso capita a Miyazaki) ma intenso nella caratterizzazione è forse la favola meno “rotonda”.

Laputa – Il castello nel cielo (1986)

Questa che sembra una specie di variazione di Conan – Il ragazzo del futuro (serie animata tra quelle più personali di Miyazaki) è una storia in cui vengono gettate le basi del Miyazaki-pensiero, con una particolare concentrazione sul mondo dei villain che non sono mai tali fino in fondo. Non riuscito fino in fondo è un totale precursore di Il gigante di ferro.

Kiki consegne a domicilio (1989) 

Un coming of age in cui si vola. Perché se in un film di Miyazaki non sì vola è come essere stati in un ristorante senza mangiare. La streghetta Kiki è un ritratto femminile quieto e potente, animato da una fenomenale grandezza dell’ordinario. C’è in questo film un desiderio di quotidianità e una capacità di scoprire in essa e nei piccoli gesti il segreto ultimo della vita che è impressionante e si ritroverà più in avanti. A mancare è quella strana capacità dei suoi film migliori di creare una relazione tra la protagonista e il pubblico.

Nausicaa Della Valle Del Vento (1984)

Come noto c’è Hideaki Anno al lavoro su questo film, i grandi giganti che hanno distrutto tutto sono un suo parto e non sembra strano visto quello che ha fatto dopo. E poteva tranquillamente essere un reale capolavoro, non fosse che la storia concepita è molto più grande di questa versione di due ore. Viene tutto dal manga omonimo scritto e disegnato da Miyazaki e inevitabilmente il film ne è una riduzione che salta molto, tradisce alcuni personaggi e rimescola le carte annullando gran parte del fascino. Nondimeno, Nausicaa, la principessa che vola con un aliante ed è in contatto con un pianeta che sembra avvelenato ma in realtà si sta rigenerando, è un personaggio che proprio grazie al film ha segnato l’immaginario collettivo giapponese per decenni. 

Lupin III – Il castello di Cagliostro (1979)

Una bomba. Miyazaki prima di diventare un filmmaker ha lavorato alla prima e seconda serie televisiva di Lupin III nonostante non sia un suo personaggio, il suo primo lungometraggio è quindi stato uno di quelli di Lupin. Ed è pazzesco. Qui deve rinunciare ad alcuni suoi classici ma già se ne vedono altri. In questo trailer centratissimo perchè fatto solo di effetti sonori e scene d’azione si capisce che potenza dinamica abbia il tratto e l’animazione di Miyazaki (le scene in 500 sono fuori di testa per amore per i motori e spirito cartoonesco), ma anche che grandissima epica avventurosa sappia tirare fuori da una storia e da personaggi non suoi che non sempre gli assomigliano! Score di Yuji Ohno che prende il tema di Lupin e lo riarrangia “in grande” da big band swing. Indimenticabile.

Il mio vicino Totoro (1988) 

Difficilissimo spiegare questo film e al tempo stesso anche inutile. Totoro non si spiega, si percepisce. In teoria è la storia di un gruppo di bambini (fratelli e sorelle) che vanno a vivere in campagna con il padre, mentre la madre è ricoverata in ospedale e lì incontrano uno spirito della natura. Nella pratica è un viaggio fantasmatico come si potrebbe trovare nel cinema portoghese degli anni ’70 e ’80, un’iniziazione alla comunione con la natura e al tempo stesso una forma strana di distrazione dalle ansie della vita. Totoro abita un mondo altro, che è quello della natura nascosta, rifugiandosi in quel mondo i bambini non pensano alla situazione della madre, ma al tempo stesso saranno gli spiriti della natura come il gattobus (ma che idea senza senso è?) a riportarli da lei.

Si alza il vento (2013) 

Per una vita intera Miyazaki ha raccontato storie con cattivi molto cattivi che poi di colpo scopriamo essere anche molto buoni e viceversa. E ha messo in immagine le sue contraddizioni più forti, come l’amore per i motori e l’ecologismo. Qui arriva alla punta massima di accettazione e interiorizzazione delle contraddizioni verso la creazione di una realtà complessa. Una biografia di un personaggio realmente esistito, il progettista degli aerei da guerra usati dai kamikaze durante la seconda guerra mondiale, l’esaltazione della progettazione di macchine di morte da parte di un pacifista. E la cosa incredibile che non si trova in nessun altro film è che in lui tutto questo sta insieme. Con coerenza! Una lezione per qualunque narratore di storie su qualsiasi mezzo in qualsiasi epoca.

La principessa Mononoke (1997)

L’avventura. C’è un respiro epico in questa storia fantastica di principi e principesse che non sembrano tali, cavalcano stambecchi e vivono con animali-dei, giganteschi che non c’è nelle centinaia di altri film d’animazione giapponesi simili. Questione di entrate in scena, frasi iconiche, personaggi con un carattere pazzesco (incluso il villain-che-non-è-tale, ovviamente) e di un senso apocalittico di inevitabilità del conflitto che fa paura. Come nei grandi capolavori della storia del cinema ogni personaggio secondario è pazzesco, anche il consueto “personaggio massa” di Miyazaki, cioè un insieme di persone che fanno la stessa cosa e esprimono una visione di mondo comune. In questo caso le donne che portano avanti la propria comunità. Ma in tutto questo è anche qualcosa di meno convenzionale per Miyazaki: una storia d’amore stupenda, in cui un sentimento tenero (che viene da un uomo) squassa la vita di una persona più dura (la donna). Il romanticismo che c’è in questa scena in teoria di violenza è potentissimo. Primo film di Miyazaki a ricevere una vera distribuzione cinematografica in occidente, ha aperto le porte al successo di La città incantata, il quale ha cambiato tutto.

Porco rosso (1991) 

Finalmente un film solo di aerei! Le più belle scene di volo, le più belle scene di motori (quella in cui testano il motore al chiuso), le più tenere tra le scene di sentimento che non preveda del romanticismo, la più intensa tra le battaglie interiori (quella tra intervenire o rimanere ai margini), il più complesso dei personaggi (un uomo che per i traumi subiti ha deciso di non impegnarsi in niente), la più strana delle parabole (il contatto con una ragazza a cui quasi fa da padre cambia tutta la sua percezione del mondo), in una storia italiana, di riviera, aerei, fascismo e grandissima avventura. Porco è come Humphrey Bogart in Casablanca, è lo spirito di un paese (non il nostro, ma il Giappone) che viene istigato a prendere una decisione. Porco Rosso è un film in superficie facile da seguire ma pieno di picchiate verso voragini di senso complicate, strane e incasellabili che spalancano porte verso l’interno di ognuno di noi.

La città incantata (2001)

Ci sono i capolavori e poi i film inspiegabili, quelli che trascendono un’intera filmografia, che sono un passo deciso più avanti del loro stesso autore e verso i quali si prova una sensazione di unicità, come se qualora si dovesse rifarli da capo, anche un secondo dopo il termine della loro lavorazione, non potrebbero venire nella stessa maniera. La città incantata è un film superiore alla somma delle sue singole parti e scene. Racconta di una bambina che si perde e perde il suo nome per aiutare i genitori, ma in realtà è un viaggio dello spettatore nel mondo della creatività e della fantasia, in cui ogni scena crea da capo un nuovo insieme di personaggi mai visti prima, in cui qualsiasi dettaglio racconta di una dimensione di coscienza lontana e superiore. Ciò che si percepisce, contrapposto a ciò che si capisce, in Miyazaki è sempre forte, in questo film è presente, evidente e cocente in ogni momento. Le punte più alte di La città incantata, come il viaggio dalla sorella gemella della strega, il momento in treno, l’agnizione di Haku mentre è drago e la lotta nel cielo con gli omini di carta, non raccontano tanto un pezzo di trama o di intreccio ma raccontano un modo di sentirsi nei confronti del mondo esteriore. Che rapporto c’è tra Haku e Chihiro? Abbiamo un nome per il sentimento che sentiamo esserci tra loro due? In quale stranissimo punto dello spettro tra amicizia, amore e comunione di spiriti si posiziona la relazione tra questa bambina e questa personificazione dello spirito di un fiume? Impossibile dirlo, folle a ipotizzarlo, chiarissimo a vederlo. Un successo mondiale come l’animazione non vedeva da decenni, Orso d’oro a Berlino e Oscar. Un trionfo a lungo meritato con il film più giusto.

Classifiche consigliate