I brutti film, generalmente, si dimenticano rapidamente. Madame Web (come il suo collega Morbius) è qualcosa di più. È diventato meme sin da prima della sua uscita, ha alimentato teorie su quanto avvenuto nel dietro le quinte della produzione. Si parla più di ciò che è avvenuto fuori dal film che di quello che c’è al suo interno. Nelle scorse settimane si è diffusa la voce di un presunto inganno tragicomico e piuttosto risibile: le star che hanno preso parte al film erano convinte di entrare nell’universo dei Marvel Studios.

Dakota Johnson, inoltre, si sarebbe resa conto della debolezza del film cercando di sabotarlo durante la campagna promozionale, distanziandosene mandando messaggi ai fan. Sarebbe veramente una delle storie del cinema più interessanti degli ultimi anni se non fosse che, come nota l’Hollywood Reporter, probabilmente poco di quello che si dice è vero, molto è un’esagerazione a cui ci piace credere.

Dakota Johnson contro Madame Web?

È sotto gli occhi di tutti come Dakota Johnson abbia condotto una campagna promozionale poco convincente. Spesso addirittura controproducente. Qualche esempio. Parlando con The Wrap aveva detto che la sceneggiatura di Madame Web aveva subìto molti cambiamenti, ma di non sapere quali. Non certo un punto a favore per un film che portava con sé, già dal suo annuncio, alcuni dubbi (come tutti i film dell’universo di Spider-Man che non hanno Spider-Man nel film d’altronde).

Le colpe dell’attrice rispetto al flop del film sono però limitate. La quasi totalità del disastro che è stata la promozione del film va imputata alla strategia adottata, non alla sua esecuzione. Assurdo proporre solo un trailer, per lo più male ricevuto, e pochi spot televisivi. Un errore non tentare nemmeno di valorizzare l’idea da cui parte la trama: ovvero i poteri di preveggenza che ne fanno una sorta di “Ricomincio da capo”, più o meno, supereroistico. Le interviste fatte senza entusiasmo da Johnson? Non una novità, osservando la gestione dei rapporti con la stampa nei precedenti film il tono usato è sempre stato lo stesso, composto e malinconico.

Non ha aiutato nemmeno l’infelice battuta, non certo scritta da Dakota Johnson, pronunciata durante una puntata di Saturday Night Live. Aveva descritto il film dicendo: “È ambientato nell’Universo Marvel e ha nel cast Sydney Sweeney. È come se l’IA avesse generato il film preferito del tuo ragazzo!”. Inutile commentare quanti errori di comunicazione ci siano in questa battuta. 

madame web trailer dakota johnson

Veramente erano convinte di essere nell’MCU?

Dalla battuta del SNL si evince una certa ambiguità rispetto a che universo appartenga Madame Web. L’idea che il cast fosse stato ingannato dagli agenti per convincere ad accettare il ruolo con la promessa di entrare nell’MCU (quando invece il film è dell’Universo Sony) è però una voce senza prove. Tutto è nato da un post, ora rimosso, in cui Dakota Johnson aveva promosso il film taggando sia Sony Pictures che i Marvel Studios. Come scrive l’Hollywood Reporter, l’attrice non è certo la fan più accanita di queste saghe. Una prova: durante un’intervista le è stato chiesto di dire i titoli dei film di Spider-Man con Tom Holland e ha risposto sbagliandoli scherzosamente. Ha poi detto di aver visto il 4% di tutti i film Marvel.

Fosse stata veramente interessata ad entrare nell’MCU si sarebbe accorta da sé di essere da un’altra parte. Se invece è, come sembra, indifferente rispetto ai Marvel Studios, perché licenziare l’agente? Questa teoria non tiene conto del fatto che gli attori non passano l’intera carriera con un solo agente, ma è prassi cambiare agenzia. Il suo prossimo film inoltre, intitolato Daddio, sarà distribuito da Sony Pictures Classics. Decisamente non un segno di ostilità.

Servono veramente dietrologie per dire che un film è brutto?

Quando un film atteso, ad alto budget, si rivela brutto, o controverso, i fan ingigantiscono spesso presunti fastidi di chi vi ha preso parte. A volte generano meme come “Sad Affleck” secondo cui l’attore avrebbe odiato Batman V Superman e fare le interviste con Henry Cavill (salvo poi legarsi per anni a un progetto che lo appassionava: il suo film su Batman). 

Harry Styles ha sputato addosso a Chris Pine durante la proiezione di Venezia di Don’t Worry Darling? No, non è così. Però le cronache dei litigi tra la regista Olivia Wilde e Florence Pugh hanno fatto parlare più della campagna promozionale ufficiale del film. Anche Bruce Willis è stata vittima di dietrologie. Gli ultimi suoi film erano opere di serie Z destinate al video on demand. Si disse che si era impigrito, che desiderava solo fare soldi lavorando il minimo. Oggi sappiamo che questa deriva della sua carriera è dovuta alla demenza frontotemporale che lo affligge.

Un brutto film non ha sempre al suo interno di una storia interessante che racconta perché è diventato così. A volte esistono e basta, è così che funziona il cinema. In questi giorni Chris Stuckmann ne ha parlato nel suo canale YouTube. È anche lui un filmmaker e da tempo ha deciso di portare solo contenuti “positivi”, si è pertanto rifiutato di parlare male del film. Ha invece espresso le ragioni che, secondo lui, hanno portato alla nascita di un titolo simile. Pressioni dallo studio, poco tempo per realizzare opere su commissioni, cambiamenti imposti ai creativi. La colpa, dice, non può essere attribuita solo alla regista e al cast. È stato aspramente criticato dal suo pubblico per questa decisione.

Perché quando un film fallisce, è più divertente vederlo fallire male. Quando un’opera non intrattiene come dovrebbe, ha sempre una seconda possibilità di intrattenere con il dramma che avviene dietro le quinte. Vero o finto che sia.

Classifiche consigliate