Dove Non Ho Mai Abitato
di Paolo Franchi
12 ottobre 2017
Lo suggeriscono i violini di Pino Donaggio, con i loro toni più alti, che Dove Non Ho Mai Abitato ambisce a muoversi dalle parti del melodramma classico della Hollywood degli anni ‘50. Come per quelle storie anche questo film si appassiona alla possibilità di mostrare i sentimenti nascosti e a farlo tramite improvvisi crolli fisici (quando i personaggi soffrono così tanto da lasciarsi cadere come sacchi di patate), sfuriate e momenti di commozione che arrivano così subitanei da lasciare la sensazione che anche i personaggi sentano il tema di pianoforte in sottofondo e capiscano che è il momento della lacrima.
Al centro di tutto c’è una grandissima trama metaforica, che parla di due architetti che hanno chiuso fuori da sé i sentimenti e a modo loro sono scappati da quel tipo di vita. Si dovranno frequentare per la costruzione di una nuova casa e questa diventerà un’alcova prima di incontri e poi più concretamente d’amore. Due artisti che, come un regista, devono confrontarsi con un pubb...
Soffocato al nascere da una pomposità in cui sembrano non si trovarsi bene nemmeno gli attori, Dove Non Ho Mai Abitato svilisce anche le sue parti migliori
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