Matthew Perry è morto a causa degli “effetti acuti della ketamina”, secondo quanto riporta l’esame tossicologico effettuato sul suo corpo dopo il decesso avvenuto il 28 ottobre scorso.

L’attore era stato ritrovato nella sua vasca idromassaggio in arresto cardiaco, sensa che venissero rilevati segni di violenza o droghe presenti sul posto. Dopo l’autopsia, è stato disposto l’esame tossicologico, i cui risultati sono arrivati dopo alcune settimane.

Secondo l’esame, l’attore si era sottoposto a una terapia a base di ketamina una settimana prima del decesso: il farmaco viene usato per trattare la depressione e l’ansia. Tuttavia quel farmaco permane nel corpo solo per qualche ora: secondo il medico legale della contea di Los Angeles la sostanza “non poteva quindi provenire da quella terapia”. Fino a qualche tempo fa Perry si sottoponeva alla terapia con ketamina a giorni alterni, ma sei mesi prima del decesso un nuovo dottore aveva suggerito di diminuire la frequenza: non è chiaro quindi quanto spesso prendesse il farmaco.

La ketamina nel corpo di Perry ha causato una sovrastimolazione cardiaca e una depressione respiratoria. Al decesso – che viene definito accidentale – hanno contribuito l’annegamento, coronaropatia e gli effetti della buprenorfina, un oppioide usato per trattare la dipendenza da oppioidi.

Escluso, invece, che l’attore abbia fatto uso di alcol, metanfetamine, cocaina, eroina, PCP o fentanyl. Il referto aggiunge che sebbene questi fattori non abbiano contribuito al decesso, Perry fumava due pacchetti di sigarette al giorno, soffriva di enfisema e di diabete.

In base alle informazioni raccolte dal medico legale, Perry era sobrio e non faceva uso di droghe da 19 mesi.

Morte Matthew Perry: gli aggiornamenti

Fonte: TMZ