L’apocalisse ha sempre fatto parte della carriera di molti videogiocatori, fosse quella restaurata di Resident Evil 2 o quella più emozionale di Telltale’s The Walking Dead o ancora quella più caciarona di un qualsiasi capitolo di Dead Rising. Pure quando, tra un colpo di balestra e uno di pistola, maneggiare un mondo piegato dal virus fa solo da sottofondo al rapporto viscerale ed autentico dei protagonisti del primo The Last of Us. Non potevamo tirarci quindi indietro quando Sony e SIE Bend Studio ci hanno chiamati a contrastare l’ennesima minaccia non morta, quella di Days Gone. L’evento ci ha permesso di familiarizzare ancora una volta con la storia di Deacon St. John, volto, distorto dalle cicatrici e da una barba inevitabilmente incolta, di un’esclusiva che ha spalancato le sue porte in circa tre ore di puro gameplay. Abbiamo potuto saggiare la bontà dell’impianto narrativo grazie alla prima ora di gioco, per poi mettere alla prova il sistema di crescita e le sessioni free ...
La nostra prova di Days Gone, open world post apocalittico di SIE Bend Studio
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