Giocando a Sonic the Hedgehog quante volte vi sarà capitato di assentarvi per qualche istante dalla partita, magari per andare in bagno? Sarà stato il 1998. Avevo abbandonato la console per fare merenda, senza pigiare il tasto di pausa. Al mio ritorno trovai Sonic a fissarmi, spazientito: batteva il piccolo piede sul terreno, intimandomi a proseguire con gesti eloquenti. Era il mio primo impatto con le “animazioni di attesa”: gesti e movimenti che i nostri beniamini videoludici sono soliti compiere in nostra assenza, in mancanza di input da parte del giocatore. Il fatto mi stupì alquanto eppure mi apprestai a dargli il giusto peso: nient’altro che una simpatica trovata per far sembrare il mondo di gioco “vivo” malgrado l’assenza del suo fruitore.
Di recente mi sono ritrovato a pensare con maggiore profondità alle animazioni d’attesa. Colpa di Undertale, titolo indie partorito dalla mente di Toby Fox. Senza scendere troppo in dettagli o spoiler,...
Una riflessione sulle animazioni d'attesa dei personaggi videoludici
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