Ai tempi di Space Invaders e Super Mario Bros. i videogiochi erano un’utile valvola di sfogo con cui prendersi una pausa dal solito tran tran giornaliero. Che si trattasse di impallinare interi plotoni di navi aliene, di schiacciare un centinaio di povere tartarughe solo per salvare una principessa o di vincere la coppa del mondo, il fine ultimo era rifugiarsi e immergersi in un altrove fantastico, immaginario, totalmente distante dalla realtà. Con il progresso della tecnologia, le ambizioni di artisti e programmatori sono aumentate. Piccoli mondi appena abbozzati hanno fatto spazio ad ambientazioni tridimensionali, dense di dettagli e oggetti con cui interagire. Trame e personaggi di cui bisognava in buona parte immaginarsi minuzie e fattezze, hanno beneficiato di cut-scene in computer grafica e di modelli poligonali degnamente caratterizzati.

Negli ultimi anni, tuttavia, si è andata consolidando un’altra tendenza, altrettanto affascinante beninteso, che per certi versi corrisponde la...