In queste settimane, le sale cinematografiche di tutto il mondo stanno festeggiando l’incredibile doppio successo di Barbie, il film di Greta Gerwig con Margot Robbie, e Oppenheimer, il lungometraggio di Christopher Nolan interpretato da Cillian Murphy.

Eppure, i numeri generati da Barbie e Oppenheimer potrebbero equivalere a una vittoria di Pirro: all’orizzonte, si addensano le nubi dei possibili rinvii che gli studios potrebbero mettere in atto come risposta allo sciopero degli sceneggiatori e, soprattutto, degli attori.

Scioperi che se, da un lato, hanno bloccato materialmente la realizzazione di film e serie TV (a eccezione delle produzioni indipendenti), dall’altro impediscono anche la promozione di quei progetti già fatti e finiti. Talk show serali come quello di Jimmy Kimmel e Jimmy Fallon sono, difatti, in stallo per via dello sciopero degli sceneggiatori, ma di fatto, anche se fossero ancora in onda, non avrebbero potuto ospitare attori e attrici che, in base al regolamento della SAG-AFTRA, non possono promuovere in alcun modo lavori la cui uscita rientra nella finestra temporale in cui il picchetto è in corso. Promozione che non può neanche essere fatta tramite i junket ai quali anche noi veniamo invitati o tramite la presenza dei talent ai festival del cinema.

Tutto questo si è già tradotto nel rinvio da parte della Disney di una pellicola molto discussa in ottica di stagione dei premi come Povere creature di Lanthimos (ECCO TUTTI I DETTAGLI) e di quelli, possibili, ma non confermati, di kolossal targati Warner come Dune 2, Aquaman 2 e Il colore viola.

Queste indiscrezioni su rinvii certi o presunti, stanno agitando non poco gli esercenti americani e non dopo la lenta, ma graduale ripresa del settore post-pandemia iniziata lo scorso anno con Top Gun: Maverick che sta toccando il suo apice in questo periodo proprio grazie a Barbie e Oppenheimer.

Variety ha interpellato alcuni dirigenti di catene cinematografiche americane che, già duramente colpite dalle chiusure causate dai vari lockdown, guardano con estrema preoccupazione all’eventuale vuoto che potrebbe arrivare dopo il Barbenheimer.

Il COO di Bow Tie Cinemas Joe Masher dice ad esempio:

Ci stiamo godendo questa festa, ma non sappiamo cosa succederà dopo. Se lo sciopero dovesse protrarsi, siamo seriamente preoccupati. Abbiamo appena superato la pandemia.

Gli fa eco Chris Randleman, della catena texana Flix Brewhouse:

Gli studios commetterebbero un grave errore spostando dal 2023 film importanti del loro calendario e sarebbe un duro colpo per i cinema proprio mentre il settore si sta riprendendo dal tracollo della pandemia. L’industria non può sopportare un altro turno di massicci cambi di date. Danneggerebbe tutti.

Leggermente più positiva la posizione di Greg Marcus, CEO di Marcus Theatres:

Non penso che sia utile che i talk show serali non possano andare in onda. È difficile fare promozione senza di loro. È una situazione difficile, ma non è paragonabile alla pandemia. Quando gli attori sono in sciopero, le persone non sono costrette a stare a casa in lockdown. Chiaramente spero che tutto si risolva presto perché siamo un settore ancora in fase di ripresa.

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FONTE: Variety

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