Nessuno ha interiorizzato la rivoluzione di Kevin Feige e ha cercato di declinarla in altre soluzioni con così tanta determinazione come hanno fatto i fratelli Russo. E pensare che tutto iniziò, ben prima dell’avvento dei Marvel Studios, con Steven Soderbergh. Il primo, piccolo, film dei due registi aveva colpito la sua attenzione. Pieces, era un esordio modesto, costato 30,000 dollari, che non aveva aperto loro alcuna porta nell’industria. Aveva però fatto guadagnare un consiglio prezioso, quello di Soderbergh appunto. Nonostante l’avesse molto colpito disse ai due che se avessero continuato a cercare di fare opere simili a quella non avrebbero mai fatto un altro film. Dovevano portare la loro sensibilità nel mondo mainstream. Lavorare con l’industria, secondo quelle regole. Era il 1997.

Flashforward. 2022. Everything Everywhere All at Once è il principale successo della A24, ed è prodotto dai fratelli Russo. Uno dei fenomeni dell’anno (per lo meno negli Stati Uniti) che fonde il cinema d’autore con il concetto di multiverso ancora più estremo di quello sfruttato dal cinema supereroistico. I fratelli Russo, in cima al mondo dopo avere infranto ogni record con Avengers: Endgame, hanno cambiato strategia.

Usciti dai vincolanti contratti della Casa delle idee hanno sperimentato con le piattaforme. Prima Cherry per Apple TV+, un pastiche d’autore più esercizio di stile che film fatto e finito. Poi The Gray Man per Netflix, il ritorno al titanismo cinematografico che si è guadagnato un sequel e un prequel in sviluppo. A fianco di questi titoli diretti in prima persona, ci sono le altre opere prodotte tramite la loro società, AGBO. Tyler Rake, è un action di successo che ha dato carta bianca all’ex stunt ora regista Sam Hargrave. Mosul è un tentativo di raccontare la guerra in modo diverso e Relic, un horror intimista. Ma qual è il disegno che guida questi prodotti?

cherry russo

Il piano dei fratelli Russo

I fratelli Russo si definiscono futuristi. Cioè attenti a lavorare sulle forme narrative del futuro. Mai contro il mercato, sempre un passo avanti, cercando di prevedere le spinte che lo caratterizzeranno. Incontrare le tendenze di domani significa per loro anche incontrare il pubblico, appassionarlo con dei progetti accattivanti, e portarlo a fruire di opere con una visione chiara e un’identità forte. 

È un progetto produttivo affascinante, soprattutto perché, a differenza degli altri tentativi di costruzione di universi e di franchise legati, non vuole entrare in competizione. Il loro disegno esce dalla classificazione, non si occupano più di cinecomic o -solo- di action, nemmeno di serie tv. Sono semmai prodotti complessi, in cui i due fratelli mettono a disposizione il loro potere ad Hollywood per farsi piattaforma di lancio di nuovi talenti.

Possiamo dirlo in altri termini: i fratelli Russo vogliono costruire infrastrutture sicure, solide, in cui far viaggiare le idee dei registi in libertà. Una comunità di artisti che si riunisce intorno a un progetto, proprio come succede nel metodo collaborativo della Marvel, applicata a un approccio ancora più libero, senza cioè avere una fonte letteraria da cui attingere. Dei confini di genere.

Fanno molto affidamento alla rete di relazioni, la curano e la coltivano. Significa avere attori ben disposti a lavorare anche senza ingaggi da record, ma anche maestranze e conoscenze con cui c’è un’ottima intesa. La piattaforma su cui arrivano, sia essa streaming o una sala cinematografica, è quasi secondaria rispetto al progetto. Per questo motivo i Russo stanno cercando di schivare contratti di esclusiva.

In quest’ottica nasce il progetto Citadel per Amazon Prime Video. Una serie che si dirama in senso crossmediale. Un filone principale a cui si uniscono linee marginali, costruite con autonomia ma che trovano giovamento dall’universo interconnesso. Ancora una volta, un approccio simile a quello Marvel Studios, senza i vincoli di un genere solo. 

Citadel ha già due spin off in previsione. Ognuno mira ad essere localizzato in un territorio specifico per dare alla storia un respiro globale. Uno sarà ambientato in India e uno in Italia con Matilda de Angelis tra i protagonisti

fratelli russo the gray man

Come lavora AGBO

La loro casa di produzione AGBO nasce con il duplice proposito di garantire indipendenza e sintonia con gli artisti. Lo studio è stato lanciato nel 2017 con il produttore Mike Larocca. Si muovono in maniera non convenzionale, cercando partner insoliti, come l’editore di videogiochi sud coreano Nexon. 

Parlando con Variety, Anthony Russo spiegato che l’ispirazione viene in parte anche dalle loro radici italiane. Hanno creato un sistema simile a quello della mafia delle origini, ha detto tra le proteste del fratello imbarazzato per il paragone fatto. Cioè un ecosistema indipendente in grado di sfuggire dal giogo del potere centrale. Uscire dalla partita, insomma, per aprirne un altra su un campo di gioco diverso e con nuove regole. 

SI può capire la novità del modo di lavoro osservando il prossimo progetto che i fratelli Russo stanno girando. Si intitola The Electric State e sarà fatto per Netflix. A scrivere la sceneggiatura ci sono Christopher Markus e Stephen McFeely. Due nomi non certo sconosciuti ai due registi dato che insieme, nei Marvel Studios, hanno costruito gran parte dei film essenziali per la saga dell’infinito. La storia, che vede Millie Bobby Brown e Chris Pratt come protagonisti è tratta dal libro di Simon Stålenhag. Un mondo di fantascienza ritenuto così stimolante da potersi aprire a spin off e inglobare molte altre narrazioni.

Per questo, nel dipartimento creativo dell’azienda, c’è un coordinatore della mitologia, il cui lavoro è tenere le fila di tutto il world building e garantire la coerenza in tutte le diramazioni.

Il futuro dell’intrattenimento secondo i fratelli Russo

Il futuro è nelle piattaforme o nel cinema? Forse la domanda è mal posta e, in questa fase di transizione, risposta sta in una terza forma. Joe Russo ha detto. 

Ho da poco avuto una conversazione con la gente della Disney. Hanno la nostra stessa filosofia, pensano che siamo diretti verso un futuro digitale che permette loro di dare accesso al pubblico in ogni momento con qualsiasi loro risorsa. Che ci piaccia o no, l’avvento dell’intelligenza artificiale, dei proiettori in tre dimensioni che non richiedano occhiali, l’arrivo del deepkafe, tutto questo cambierà il mondo dei media come lo conosciamo. Noi siamo interessati a manovrare la macchina in quella direzione. 

Il proposito creativo è così estremo da sembrare più folle che visionario. Racconta però bene come i due vedano il domani per l’audiovisivo. Continua Joe:

Il filmaking si trasformerà in un altro medium. Non so dire cosa sarà. La mia ipotesi è che quando sarai in casa potrai guardare uno degli attori che hai di fronte e dire “ehi, Tom Cruise, fermo un attimo. Dimmi come hai girato questa scena”. E la riproduzione computerizzata di Tom Cruise si gira verso di te e inizia a spiegarti. A quel punto è finita, no? È allora che la tecnologia dominerà qualunque nuova forma di narrazione in arrivo.

Fino ad allora loro si prodigheranno a permettere a chiunque abbia un’idea valida di raccontarla proprio come desiderano. Non ci sono quindi piani di fusione di AGBO con qualche major. La priorità è cercare di stare al passo con i cambi nel mercato, e di farlo senza dimenticare il monito di Soderbergh. Stando nel sistema… a modo proprio.

Fonte: Variety

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