In una lunga intervista rilasciata a Deadline, Leonardo DiCaprio ha parlato a ruota libera del suo impegno sul set dell’ultimo film di Martin Scorsese. Ha definito l’esperienza come il culmine del suo lavoro con il regista, offrendo alcune informazioni dal dietro le quinte della lunga lavorazione del film che ha visto la sua trama radicalmente riscritta dopo anni di tentativi.

Killers of the Flower Moon è stato infatti per un pezzo un film incentrato interamente sulle indagini dell’ FBI sulle morti sospette nella Nazione Osage. Leonardo DiCaprio avrebbe interpretato l’agente Tom White. Una scelta tradizionale e “facile” nella logica hollywoodiana. Eppure la storia, che faticava a trovare la quadra, si sbloccò solo quando la sceneggiatura fu ribaltata. I protagonisti per Scorsese dovevano essere gli Osage, non il “salvatore bianco”. DiCaprio ha svelato che il progetto Killers of the Flower Moon era già pronto e approvato ben prima di The Irishman. Non è stato semplice bloccare il tutto e riscrivere il film passando da un whodunit incentrato sulle nuove tecniche di indagine a un kolossal “più intimo” sul rapporto tra Molly ed Ernest Burkhart.

Non si può dire di no a Martin Scorsese e Leonardo DiCaprio

Alla fine il loro potere persuasivo ha vinto. Attore e regista erano particolarmente allineati

Abbiamo ricominciato a guardare film insieme, come L’ereditiera e Un posto al sole (film del 1951 diretto da George Stevens) per osservare come può distorcersi una bizzarra e contorta storia d’amore e la corruzione del sogno americano e la relazione di Montgomery Clift con Elizabeth Taylor e sua moglie, cosa fa e cosa sacrifica. Così abbiamo iniziato a dire, e se tutto questo si svolgesse solo in ambito domestico allora ci permetterebbe di capire meglio la cultura Osage e lo scontro tra queste due culture. (…) Così Mary ha detto ‘Girerò quest’altro film. Non abbiamo una sceneggiatura’. E abbiamo proposto l’altra versione. Non è stata accolta con grande entusiasmo quando abbiamo detto che avremmo seguito quest’altra idea. Marty ha dovuto dire, ‘gente, fidatevi di me, lo realizzerò. Ho già girato un paio di film prima d’ora’. 

DiCaprio ha continuato a raccontare quanto il film di Scorsese sia legato a L’ereditiera. Dopo averlo visto avevano in mente l’aspetto di Olivia de Havilland. Quando hanno incontrato Lilly Gladstone gli è rimasto impresso proprio il suo volto, così accattivante e complesso per il pubblico. È stata capace di portare su di sé l’attenzione e il favore del pubblico, tanto che la tensione di Killers of the Flower Moon non ha riguardato tanto la risoluzione del crimine quanto l’esito della relazione tra i due, ha detto DiCaprio. 

Non è semplice, guardando il film, comprendere il perché della cieca fiducia degli Osage nei confronti di Ernest e William Hale. Lo spiega l’attore, ammettendo che lui stesso l’ha capito quando è entrato in contatto con gli anziani Osage, per preparare il film, che gli hanno spiegato la loro cultura e le loro tradizioni. Quando si celebra un matrimonio è come se si stabilisse una connessione. Chi non era Osage lo diventa. Viene accolto come uno di loro, diventa parte della loro società. Una fiducia quasi dovuta, che i due hanno depredato. 

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Un set di giganti

La conversazione si sposta poi su Robert De Niro. I due attori hanno lavorato insieme per la prima volta in Voglia di ricominciare. Su quel set, quando aveva solo 16 anni, DiCaprio racconta di avere imparato molto dal collega più esperto. Erano entrambi nel cast anche ne La stanza di Marvin, ma non hanno recitato nelle stesse scene. Ritrovati sul set di Killers of the Flower Moon hanno lavorato per molte settimane alla sequenza del confronto in prigione tra Hale ed Ernest. 

Inizialmente doveva essere uno scontro duro, dove cercava di raggiungere la cella per strangolare lo zio. Mentre la sceneggiatura cambiava DiCaprio ha potuto vedere De Niro e Scorsese distillare lentamente la scena, fino renderlo il confronto di una relazione padre-figlio. Ernest ha paura che Hale sia deluso da lui. Ha paura che lo zio si renda conto che non è l’uomo che pensava che fosse. 

Mi piace provare ogni possibilità fino in fondo, così abbiamo continuato ad andare avanti distillando il tutto sempre di già fino alla verità di come sarebbe una relazione abusiva come quella. È una scena di cui sono molto orgoglioso e che poteva accadere solo con questi due uomini (Scorsese e De Niro) sul set. 

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Tra lo streaming e il cinema

Leonardo DiCaprio sta lavorando con Paul Thomas Anderson per il suo prossimo film che è previsto come uscita cinematografica. Per Killers of the Flower Moon sia l’attore che il regista hanno insistito perché arrivasse sul grande schermo prima di approdare nelle case. Gli è stato chiesto se questa possa essere una via per far convivere i due sistemi di fruizione. Non è molto convinto, dice con realismo pratico, che questo sistema possa funzionare per tutti i registi. Ribadisce però quando le due esperienze siano sostanzialmente diverse. Una, a suo dire, è decisamente superiore. Fa l’esempio di The Irishman, titolo che ha potuto vedere due volte in sala e poi in streaming. 

Mary l’ha fatto uscire su Netflix, ma l’ho potuto vedere in due proiezioni in anteprima. Ho potuto sentire l’energia del pubblico, l’eccitazione e l’entusiasmo nel guardare Joe Pesci e Robert De Niro recitare insieme in quel rapporto, con tutte le sfumature sui loro volti, proiettati su uno schermo di 50 piedi… e poi riguardarlo a casa. Sono state due esperienze completamente differenti. È incomparabile la visione in sala. Lo si sente molto di più, non so come altro descriverlo. Quindi cosa posso dire se non che, si spera, molti di quei film possano avere questa uscita? Ciò non significa limitarlo a una manciata di registi tra i maestri. Intendo anche i registi indipendenti che mettono il cuore per un film pensato per una sala buia. Spero che abbiano ancora queste opportunità. Il mondo però si sta muovendo ogni giorno verso la fruizione a casa dei film. 

Cosa ne pensate delle parole di Leonardo DiCaprio? Fatecelo sapere nei commenti!

Fonte: Deadline

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