Martin Scorsese è recentemente approdato su Letterboxd e per l’occasione ha stilato una lista di film che hanno ispirato il suo ultimo lavoro, Killers of the Flower Moon, e che consiglia da associare alla visione. In un’intervista video col canale Youtube della piattaforma, ha poi commentato le sue scelte, passando in rassegna i titoli.

L’ereditiera

Partendo da L’ereditiera, l’intervistatrice ritrova un legame tra il personaggio di Olivia de Havilland nel celebre film di William Wyler e quello di Lily Gladtstone in Killers of the Flower Moon, confermato da Scorsese:

Il fiume rosso e Fango sulle stelle

Montgomery Clift, co-protagonista de L’ereditiera, è presente anche in altri due film scelti da Scorsese. Il primo è Il fiume rosso, western di Howard Hawks dove interpreta il figlio adottivo dell’allevatore Thomas (John Wayne). “La relazione tra i due personaggi è quasi biblica“, commenta il regista. “Lo scontro tra padre e figlio era molto importante per noi e si riflette in quello tra William Hale [Robert De Niro] e Ernest nel mio film“.

Il secondo è Fango sulle stelle, film diretto da Elia Kazan con al centro un ingegnere incaricato di acquistare o espropriare i terreni che verranno sommersi dalla costruzione della diga sul fiume Tennessee. Una dinamica simile a quella di Killers of the Flower Moon:

Il punto di riferimento con cui io, Leo [DiCaprio] e Eric [Roth, sceneggiatore] abbiamo lavorato sono stati i personaggi di Morris Townsend [Montgomery Clift] e Catherine Sloper [Olivia de Havilland] nel film. L’ho visto al cinema con mio padre quando avevo otto anni: un’esperienza davvero potente. La cosa interessante è come Catherine prende la sua decisione verso la fine. E non voglio spoilerarla a chi non l’ha visto, ma la questione è se Morris è interessata a lei o ai suoi soldi. Questa è la chiave. Quando lei fa quello che fa, non è importante se sia una cosa giusta o sbagliata, ma che lei faccia quel cambiamento. Dice al padre: “Ho avuto buoni insegnanti, perché mi hai insegnato come non amare”. Ho sempre pensato che Morris, quando torna da lei, non l’ami. Ma Leo invece si chiedeva “E se invece l’amasse?”. E abbiamo giocato con questo aspetto nella relazione i personaggi di Ernest [DiCaprio] e Mollie in Killers of the Flower Moon.

Lily Gladstone ha anche l’aspetto di Olivia de Havilland. Non c’è dubbio. Ha davvero quell’aspetto. Catherine è molto forte e non si arrende a quel punto. Credo che Mollie, interpretata da Lily, sia la persona più forte del film. Alla fine, prende una decisione. Non voglio svelare nulla del mio film, ma si tratta di capire fino a che punto può spingersi l’amore. E lei resiste, resiste e resiste finché non decide.

C’è un uomo che arriva da fuori in un’area che per lui è come un alto mondo. Cerca di usare la ragione, ma tutto quello che è nel suo bagaglio non funziona lì. Quelli che abitano lì vivono, pensano e si comportano diversamente, Lui deve trovarne il cuore, che passa attraverso Lee Remick [interprete di Carol, ragazza del posto che si innamora del protagonista]. C’è una scena in cui i due personaggi si baciano in auto e vediamo il riflesso di un albero sul parabrezza. Un momento simile appare nel mio film tra Ernest e Mollie, quando sono in auto e lui le chiede di sposarlo. Tutto di quella scena deriva dal tono e l’atmosfera di Fango sulle stelle.

The Last of the Line e The Lady of the Dogout

Scorsese poi indica due cortometraggi muti poco conosciuti. Il primo è The Last of the Line (1914), con al centro la comunità Sioux, importante perché:

Uno dei personaggi chiave non è interpretato da un nativo americano. Tutti gli altri sono interpretati da nativi americani, ma il figlio del capo è interpretato da Sessue Hayakawa, che all’epoca era una grande star. In ogni caso, [tratta] della distruzione del tessuto stesso della cultura degli indigeni, e in particolare del tizio [Joe Goodboy] che interpreta il capo. Credo che all’epoca avesse 80 anni, non era un attore. L’ultima volta che lo vediamo, sta piangendo la morte del figlio, e la scena è come se parlasse della perdita di tutte quelle culture. C’è qualcosa di quel momento, perché ha a che fare con il simbolismo cristiano che mi è sempre rimasta impresso.

Il secondo è The Lady of the Dogout (1918), che affascina Scorsese in quanto:

Alla regia del film è accreditato W.S. Van Dyke, ma in realtà è un film di Al J. Jennings. Quest’ultimo, come il fratello, era un vero fuorilegge che era stato in prigione e, quando è uscito, ha visto la luce ed è diventato regista, attore e produttore. In The Lady of the Dogout recita col fratello e ci sono i costumi, il paesaggio, c’è una scena di rapina in una città che è diventato il punto di riferimento per tutte quelle di rapina in banca in certi film che verranno, come Il mucchio selvaggio. Qui ha un’essenza minimalista, ritrae come dovrebbe essere veramente accadute le cose. Vediamo il contesto in cui vivono i personaggi, sottoterra, in una buca. C’è lo spirito di ciò che il West sarebbe potuto apparire davvero nei film, non solo nelle fotografie, e l’eleganza dell’interpretazione di Jennings, che in pratica fa ciò che ha fatto nella vita.

Il gigante

Infine, il regista cita Il gigante, cult con James Dean uscito nel 1956, epopea sulla vita di un allevatore di bestiame:

In un certo senso, Giant mette in ombra tutto questo, grazie alle gran lavoro sull’aspetto visivo e sulle scenografie, ai meravigliosi attori e alla regia di George Stevens. Non saprei dire con precisione perché, ma il film è sempre stato nella nostra mente. È stato sempre lì perché mi ha impressionato molto quando ero bambino.

Potete vedere l’intervista completa qui sotto:

Killers of the Flower Moon è nelle sale italiane dal 19 ottobre. Trovate tutte le informazioni sul film nella scheda!

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FONTE: YT

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