Presentato a due giorni dall’anteprima mondiale al Festival di Toronto, I Magnifici 7 di Antoine Fuqua sbarca alla 73esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia nella sezione del Fuori Concorso.

Il remake del western classico firmato John Sturges nel 1960, a sua volta fortemente ispirato a I Sette Samurai (1954) di Akira Kurosawa, uscirà nelle sale italiane il prossimo 22 settembre.

Alla conferenza stampa veneziana sono intervenuti il regista Antoine Fuqua in compagnia di Chris Pratt e Denzel Washington, due dei “magnifici sette” insieme a Vincent D’Onofrio, Ethan Hawke, Byung-hun LeeManuel Garcia-RulfoMartin Sensmeier.

Le donne sono molto importanti nel film. Credete al girl power?

Pratt: Non c’è dubbio che le donne ci salvino la vita, in generale. Haley Bennett ha un grande momento alla fine e non è mai la damigella in pericolo. La nostra è la lettura moderna di un racconto classico. E io… sono per il girl power!

Motivazioni dietro la scelta di fare il remake di un remake?

Fuqua: È stato importante fare un film sulla contemporaneità. Trattiamo ogni giorno con il terrorismo e con la prepotenza e con gente che cerca di sopprimere i più deboli. Samurai vuol dire aiutare. Questo ideale non deve essere soppresso.

È il primo western per Washington. Li amava da piccolo?

Washington: mio padre era un uomo molto religioso. Non potevamo andare al cinema. O se andavamo al cinema era per vedere I Dieci Comandamenti. Non sono cresciuto quardando i western. Ho giocato da piccolo a cowboy e indiani senza mai capire bene chi fossi delle due categorie. Fare il ruolo di un nero, su un cavallo nero e divertirmi con tutti quegli stunt… e ci hanno pure pagato!

Pratt: Ogni bambino sogna di essere nel wild west. Gli spaghetti western di Sergio Leone era il massimo e lui è il re del genere. Il Buono, Il Brutto e Il Cattivo, C’era Una Volta il West. Fare il film è un sogno che diventa realtà, in questo caso il sogno di un 36enne!

Conoscete dunque gli spaghetti western?

Fuqua: I Sette Samurai e Sergio Leone sono stati i nostri punti di riferimento. Leone è stato il maestro che ha cambiato il western. In America il western era bello e dolce. Leone ha messo il cattivo come buono e non aveva neppure un nome! Ha cambiato il modo di vedere il west. In un certo senso i suoi film erano molto più vicini alla verità del west americano. Quando ho chiesto a Denzel di fare il film gli ho fatto sentire le colonne sonore di Sergio Leone.

Le backstory dei vostri personaggi?

Pratt: fa parte del divertimento di interpretare un personaggio. Viaggio e destinazione. È importante la destinazione ma sempre meno del viaggio. La backstory è fondamentale e ti permette di concentrarti per provare a capire qualcuno che non sei tu.

Washington: ucciderei qualcuno per interpretare un assassino. Non potrei dire con precisione se il mio Chisolm sia buono o cattivo. Torniamo a Sergio Leone: nessuno dei suoi personaggi è totalmente buono o cattivo. Ognuno ha un passato particolare. Non è mai una faccenda di bianco e nero.

Che relazione c’è tra Billy Rocks (Byung-hun Lee) e Goodnight Robicheaux (Ethan Hawke)?

Fuqua: c’è una strana relazione tra questi due personaggi. Hanno bisogno ognuno dell’altro. Si aiutano e si passano l’oppio l’un l’altro. Butch Cassidy e Sundance Kid sono stati una forte ispirazione.

Possiamo tornare sull’influenza di Sergio Leone e dei suoi spaghetti western?

Fuqua: Leone ha cambiato tutto. Senza Sergio Leone niente di tutto ciò sarebbe potuto succedere. Non faceva moralismi ma caratterizzava al massimo i personaggi con sorrisi e dettagli recitativi. C’erano sempre dei comportamenti non spiegati per filo e per segno agli spettatori. Anche per quanto riguarda Kurosa… non sai mai da dove provengano I Sette Samurai. Nel nostro film non sappiamo molto dei nostri personaggi. Ma li ami per il loro comportamento e soprattutto perché ci sono Denzel e Chris.

Cosa ci potete dire dell’ultima colonna sonora di James Horner?

Fuqua: ha contribuito molto. Ha scritto sette temi musicali basandosi esclusivamente sulla sceneggiatura. Ho parlato con sua figlia giusto qualche giorno fa e lei era molto contenta di questa nostra esperienza. Era un uomo magico. Era un piccolo signore tranquillo e il primo musicista con cui non parlavo di musica ma di sceneggiatura. Lui credeva nel dare emozioni alle persone. Voleva che tu sentissi cosa succedeva nel film. È stata una benedizione lavorare con lui.

Chi è il vostro tipo di eroe?

Pratt: non sono coraggioso come il mio Faraday. Lui si redime e ha un senso di colpa. Le persone che sacrificano sono i miei eroi. Mio fratello, ad esempio. Le persone che si occupano della nostra sicurezza sono i miei eroi.

Che tipo di preparazione fisica avete fatto? E per Chris Pratt: è stato più difficile lavorare con i cavalli con i procioni o con i dinosauri?

Pratt: ci siamo molto addestrati con i cavalli. I cavalli veri… sono molto più pericolosi dei dinosauri al computer. Ho sempre trattato i cavalli come motociclette prima di questo film. In realtà sono creature molto complesse. Ho cavalcato, usato le pistole e imparato a fare i trucchi con le carte.

Washinton: ho amato il mio cavallo e mi manca moltissimo!

Nel film di Sturges erano tutti bianchi. Qui ci sono neri, asiatici, indiani. È per essere più realistici?

Fuqua: Sì!

Washington: il nostro 1874 è il vero 1874. Il mondo era così. Neri, messicani, indiani e asiatici insieme. È una rappresentazione più onesta di come era la frontiera e non semplicemente il far west. Erano uomini che vivevano per la pistola e la loro reputazione. C’era molta uguaglianza e tante opportunità. Più lì che negli stati del sud.

Il film è puro intrattenimento o c’è anche un messaggio politico?

Fuqua: lo puoi vedere politico quanto vuoi ma per noi è essenzialmente intrattenimento. Le persone proiettano quello che sono dentro un film. Se la tua interpretazione è politica… ok. Ma noi abbiamo lavorato per l’intrattenimento. Abbiamo puntato sulle emozioni. Noi facciamo film e il cinema per noi è questo.

Ci può parlare dello stile registico?

Fuqua: amo i western perché sono puro stile. Il grande cielo significa sempre libertà e spazio. Molti europei, compreso Sergio Leone, hanno rappresentato il sogno con il cielo. Paesaggi e lenti devono lavorare per concretizzare il sogno. Questo è lo stile. Abbiamo usato la pellicola e la ricerca di un certo tipo di spazio. Mentre lo giravo ripensavo molto a Training Day come stile.

I Sette Samurai fu premiato a Venezia nel 1954. Cosa pensate del capolavoro di Kurosawa?

Fuqua: la parola samurai vuol dire servire. Quando ho letto la sceneggiatura ero esitante perché amavo alla follia I Sette Samurai. La storia è la stessa: sette uomini uniti per aiutare delle persone. Il mio primo commento è stato: “Posso ucciderli vero?”. Il film racconta una redenzione. Devono pagare un prezzo e quando i produttori mi hanno detto che potevo andare fino in fondo con la mia idea… mi sono convinto a farlo.

L’integrità morale del personaggio di Chisolm è la stessa di Denzel Washinton come uomo?

Washintom: cerco di rimanere umile, chiedere scusa per i miei errori. Recitare è una piattaforma. Quello che una persona può portare dentro un film è sempre personale. Io so quello che sento, penso e credo. Cerco sempre di portare il mio spirito dentro un personaggio e non posso che ringraziarvi se ve ne rendete conto.

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