La recensione di L’anno dell’uovo, il film d’esordio di Claudio Casale, presentato alla mostra di Venezia nella sezione Biennale College

La nostra abitudine di fronte a un contesto come quello in cui è immerso L’anno dell’uovo è di presupporre che sia ciarlataneria, che il film ci racconterà questo ritiro spirituale intriso di animismo orientale ma molto italiano nell’organizzazione e nella frequentazione (grande idea recuperare Regina Orioli nel ruolo della guru), come un luogo pieno di persone ridicole, abbastanza truffaldine e sostanzialmente illuse. L’inizio sembra pure confermarlo. Invece più il film avanza più è chiaro che creda molto nello spiritualismo, anche se non per forza in quello del ritiro.

Quello in cui sono i due protagonisti è infatti un ritiro per coppie che aspettano un figlio, tutte le donne sono gravide a diversi stadi e ciò che mangiano, gli esercizi che fanno, la meditazione che praticano e la vita che conducono è finalizzata a creare le condi...