Breeder
In Danimarca qualcuno ha trovato la formula per non invecchiare. Il costo dello sviluppo del farmaco è altissimo ed efferato. Lo scoprirà a sue spese un’atleta che seguirà la scomparsa di una ragazza alla pari fino alla fabbrica/prigione in cui giovani donne sono tenute in gabbia, marchiate e alle quali sono praticate brutalità e orrori quotidiani in nome della scienza medica del ringiovanimento.
Il dettaglio più sorprendente di Breeder è che pur con la trama che si ritrova non è un film femminista. Ovviamente non è di certo l’opposto ma non ha quell’idea come obiettivo, non primariamente almeno. È un film più classico sullo sfruttamento da parte delle élite della materia prima umana in cui a voler ringiovanire sono più che altro uomini ricchi e solo dopo donne ricche. E se le brutalità sulle donne sono compiute da uomini, questi sono dei subnormali, dei meri esecutori con nessuna personalità né intenzion...
Qualcuno sta per trovare il farmaco che fa ringiovanire e lo fa con una violenza impressionante. Breeder però prende in prestito e non inventa
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