La recensione di Cattiverie a domicilio, il film in uscita in sala il 18 aprile

La cosa migliore che si possa dire su Cattiverie a domicilio è che è un film carino. Ed è anche il problema principale. Questa storia di una serie di lettere piene di insulti pesantissimi che arrivano regolarmente nelle case di una comunità inglese negli anni ‘20, senza che nessuno sappia chi le invii ma sconvolgendo gli interni rispettabili di queste case, forse non meritava il tono carino che gli dà Thea Sharrock su una sceneggiatura di Jonny Sweet (già autore di Johnny English colpisce ancora, gioco di parole e identità non voluto).

Sharrock è già responsabile per lo zuccherosissimo e banalissimo The Beautiful Game (su Netflix) per questa commedia invece mette su il tono e il look più presentabili, quello da cinema da grandi occasioni e grandi conflitti. Nella storia delle lettere meschine infatti ne vengono inserite una serie di altre: quella della famiglia alternativa e “diversa” che viene subito inco...