La recensione di Elvis, il film di Baz Luhrmann fuori concorso a Cannes

C’è una e una sola forza in cui Baz Lurhmann crede: la forza del falso. Lo spettacolo, grande e magnifico, è solo il suo luogotenente, il territorio in cui il falso trova la sua massima espressione e quindi il massimo della sua capacità di arrivare a dire qualcosa di reale. In Elvis, che è uno dei suoi film migliori, riesce di nuovo a superare la realtà dei fatti e del racconto (che pure è presente), fino ad approdare in una zona in cui arte spettacolare e arte concettuale si uniscono e i mezzi di messa in scena grandiosa e kitsch sono uno strumento con cui poter parlare di qualsiasi concetto.

Parla ad esempio tantissimo di desiderio femminile Elvis. Della sua potenza e della sua repressa esplosione, anche nelle relazioni con sua moglie e con le altre donne. Luhrmann si interessa al suo soggetto in quanto corpo mediatico che viene desiderato. Desiderio e capitalismo, desiderio e amore, desiderio e senso di una vita...