La recensione di Giulia, il film di Ciro De Caro in sala da giovedì 17

Il cinema di peregrinazione estiva è un genere a sé, e tra i suoi luoghi comuni c’è il fatto che si svolga a Roma. Tra le molte mitologie che ha incollate a sé, Roma ha anche quella dell’estate in città, appiccicosa, teatro di esistenze alla ricerca di qualcosa che non trovano, sia effettivamente (la città è sempre vuota come sì sentono vuoti loro, vuota di cose da fare, vuota di gente, vuota di quello che anima una città: le possibilità) sia allegoricamente. Questa volta vagare per Roma e dintorni d’estate serve a raccontare Giulia, ragazza che sembra non riuscire a tenere nulla in mano, precaria in tutto, distaccata da ogni cosa, insofferente ai legami ma poi paradossalmente bisognosa di altre persone di continuo per sopravvivere o anche solo per dormire. Tutto sta per crollare, costantemente, ma poi non avviene.

La forza del film sta tutta nel tono giusto per raccontare l’ordinario senza sfociare nella pretesa di...