Civil War uscirà nelle sale il prossimo 12 aprile

Civil War di Alex Garland è uno di quei film che si spiegano in poche parole che aprono la finestra su un mondo immenso di possibilità. Le parole sono queste: negli Stati Uniti d’America è scoppiata la seconda guerra civile, e un gruppo di giornalisti viaggia per il Paese per documentare la situazione. In parole più semplici, è fantapolitica, distopia, futuro possibile se non probabile ma certamente non auspicabile. Uno degli approcci preferiti della fantascienza da sempre, perché permette di speculare a partire da basi solide, e in certi casi anche di mettere in guardia contro qualcosa che potrebbe accadere in tempi più brevi di quanto ci piacerebbe ammettere.

Ultimamente un po’ sparita dai radar forse perché la realtà la sta superando a destra, la fantapolitica rimane uno dei presupposti più affascinanti che ci siano per un film di fantascienza, e la distopia la sua rappresentazione più frequente: per questo siamo contenti dell’arrivo di Civil War. Non è stato facile scegliere solo 10 film che si possono in qualche modo collocare in questo sottogenere, ma ci abbiamo provato: quelle che trovate qui sotto, in ordine alfabetico, sono tutte opere che parlano, in un modo o nell’altro, di politica che verrà, o che potrebbe venire, o che dovremmo sforzarci di non far venire. Buona visione, e buoni incubi.

Civil War 1984

1984

Il padre di tutta la fantapolitica del XX e XXI secolo (insieme al Mondo nuovo di Huxley, che però non ha mai avuto l’adattamento che si meritava), e uno dei libri più citati, a volte a sproposito, del Novecento e oltre. Il film di Michael Radford è un’ottima trasposizione, con in più il vantaggio delizioso di essere uscito proprio nel 1984.

1997 – Fuga da New York

Ne abbiamo parlato di recente qui, ma ci fa sempre piacere ripeterci: nei distopici anni Novanta del film di Carpenter, ai criminali peggiori non viene data alcuna seconda possibilità, e il film suggerisce che il futuro del sistema penitenziario sia nel lasciare che i suoi rappresentanti si regolino da soli, tagliati fuori dal resto della società civile. È una denuncia forte, inserita in quello che è forse il più politico dei film del suo autore.

Brazil

Ispirato a 1984 ma anche a Metropolis di Fritz Lang e alle opere di Kafka, il film di Terry Gilliam racconta prima di tutto un incubo burocratico, una documentocrazia usata per controllare la popolazione e che è capace di rovinare vite per colpa di un semplice errore di battitura. Chiunque abbia mai avuto a che fare con cose tipo i rimborsi delle tasse o in generale i crediti di Stato si sentirà spaventosamente a casa.

Il dormiglione

Il dormiglione

Si può fare fantapolitica anche buttandola sul ridere: la visione del futuro del film di Woody Allen è macchiata senza dubbio dal senso dell’umorismo del suo autore, ma contiene anche parecchi spunti brillanti e non scontati, a partire dal discorso che fa sul sesso e sul corpo nel futuro. Fa ridere fino alle lacrime, ma non fatevi ingannare: è una distopia nerissima.

L’implacabile

L’abbiamo detto e lo ripetiamo: L’implacabile era avanti cent’anni, ed è un film squisitamente politico. Invece di parlare di partiti, intrighi di palazzo e diplomazia, però, parla della società dell’immagine, dei rapporti tra potere e informazione, e anche del nostro innato amore per la violenza. Riguardatelo appena potete.

La fuga di Logan

In un mondo controllato da un supercomputer dove la gente vive una vita perfetta e regolata al millisecondo e viene poi fatta fuori al compimento dei trent’anni, un tizio decide che non gli va di morire e crea un casino. È uno dei rari casi di film fantapolitico che sembra voler parlare di utopia e non distopia – almeno all’inizio.

RoboCop

RoboCop

Altro caso di film di cui abbiamo parlato di recente, concentrandoci proprio sui suoi aspetti più politici: non ci ripeteremo ma vi rimanderemo a questo speciale.

Snowpiercer

Una grande assente di questa lista, finora, è la post-apocalisse classica. Eccovi accontentati: Snowpiercer mette insieme distopia e catastrofi ambientali, ma è soprattutto un grande laboratorio sociologico – uno spazio chiuso e autosufficiente nel quale la civiltà è stata replicata in miniatura, i suoi difetti e le sue ingiustizie amplificate così per centinaia di volte.

Soylent Green

È vero, in italiano si chiama 2022: I sopravvissuti, ma il 2022 è passato e ormai abbiamo esaurito tutte le battute su chi siano i veri sopravvissuti. Meglio pensare al Soylent Green, il prodotto commerciale immaginario più famoso della storia del cinema. È un film che già cinquant’anni fa ci metteva in guardia contro il pericolo di essere troppi su questa Terra: se pensate che nel frattempo la popolazione mondiale è quasi raddoppiata, vi conviene cominciare a mettere da parte del cibo e a trovare un posto isolato e con tanto spazio intorno dove vivere.

Starship Troopers

Paul Verhoeven ritorna, e questa volta con il suo film meno capito – almeno all’inizio. Perché ormai, nel 2024, dovrebbe essere chiaro che Starship Troopers è una satira del military-entertainment complex, non un film che lo celebra. E nel caso in cui non lo fosse, be’, riguardatelo da questo nuovo punto di vista: scoprirete che è un capolavoro vero.

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