Il Bad Movie della settimana è Povere Creature! di Yorgos Lanthimos, al cinema dal 25 gennaio

Povere creature!
Kathryn Hunter and Emma Stone in POOR THINGS. Photo by Yorgos Lanthimos. Courtesy of Searchlight Pictures. © 2023 20th Century Studios All Rights Reserved.

Premessa

Povere Creature! è il nono film del regista greco Yorgos Lanthimos, abile negli anni a trasformarsi, dal successo di Cannes 2009 Dogtooth, in un provocatore cinematografico in lingua inglese dalle produzioni sfarzose. In lui possiamo ravvisare la voglia di impressionare intellettualmente l’Occidente (come Stanley Kubrick), l’esigenza di abitare il genere surrealista (come David Lynch), l’orientamento verso collaborazioni prestigiose con attori di fama mondiale che aiutino a veicolare le sue idee estreme dentro il mainstream (come Pier Paolo Pasolini e Kubrick e ovviamente anche Lynch). È passato dalla camera a mano e dal pauperismo produttivo esibito dei primi film a basso budget greci Kinetta (2005) e Dogtooth (2009) a un più morbido approccio visivo legato al racconto fantastico in lingua inglese (Lobster che sembra un episodio di Black Mirror e Il sacrificio del cervo sacro che mescola Teorema di Pasolini con la tragedia greca spianando la strada a Emerald Fennell per l’utilizzo di Barry Keoghan come perturbatore anche sessuale di un placido ambiente alto borghese). Ultimamente si è appassionato alla collaborazione con la star millennial premio Oscar per La La Land (2015) Emma Stone.

Per i due è una win win situation come ai tempi di Nicholson/Kubrick, Brando/Bertolucci, Callas/Pasolini, Hurt/Lynch. Il divo aiuta il regista a penetrare. Il regista aiuta il divo a diversificare e nobilitarsi. Prima ha raccontato con La favorita (2018), grazie al recupero di una sceneggiatura scritta da Deborah Davis nel 1998 ambientata nel 1705 poi riscritta e rielaborata da Tony McNamara, un tema cardine paradossalmente (il film è in costume) della contemporaneità ovvero il crollo dell’élite politica. C’erano dei regnanti completamente schiavi di traumi e pulsioni sessuali affrontate in modo bestiale e idiota. Il sesso con una persona più giovane di noi, e gli orgasmi derivanti per essere più precisi, distruggevano le ultime capacità di giudizio raziocinante della Regina d’Inghilterra Anna, in preda solo ed esclusivamente ai suoi traumi materni (la perdita costante di figli) e sessuali (il lesbismo opposto all’eterosessualità più adatta all’idea di successione e lignaggio). Era quindi incapace di andare oltre sé stessa e guidare con un minimo di sangue freddo i suoi concittadini, a differenza della coppia di libertini Duca e Duchessa di Marlborough, costretti a lasciare il paese e in realtà unico esempio di leadership matura e non complessata, avulsa da lesioni e piaceri interni alla coppia nell’esercizio del potere politico e militare a favore degli interessi geopolitici della madrepatria inglese.

Povere Creature! ha ancora a che fare con il sesso. Molto sesso. Quando lo facciamo ci cambia? E come ci cambia? E come lo facciamo? E che differenza c’è tra un uomo che lo pratica spesso grazie a un retaggio culturale che glielo consente e una nuova donna di domani che lo vuole fare pure lei come e più del maschio perché è una creatura senza vergogne o sovrastrutture? Di che tipo di sesso e sessualità stiamo parlando? Stavolta lo sceneggiatore australiano McNamara prende un romanzo gotico del 1992 firmato Alasdair Gray, che gioca col Frankenstein (1818) di Mary Shelley, e passa da una narrazione letteraria a 4 personaggi a un più lineare “coming of age” cinematografico (molto coming e poco age, se permettete la battuta) con due blocchi di punti di vista: l’esploratrice del corpo e del globo Bella Baxter + gli analisti Dr. Godwin “God” Baxter e il suo aiutante Max McCandles. Chi sono questi signori? Ci arriveremo ma prima di loro dobbiamo tirare in ballo il Candido di Voltaire.

Povere creature!
Willem Dafoe in POOR THINGS. Photo by Atsushi Nishijima Courtesy of Searchlight Pictures. © 2023 20th Century Studios All Rights Reserved.

Candido

Pubblicato dal celebre illuminista nel 1759 e quindi quasi 60 anni prima rispetto al capolavoro della Shelley, quel romanzo avventuroso e filosofico era un durissimo attacco (oggi si direbbe dissing) al concetto di Leibniz che noi esseri umani si vivesse all’epoca nel “migliore dei mondi possibili” (motto di tale successo da tornare nel 2023 anche nel titolo dell’ultima commedia diretta da Capatonda Il migliore dei mondi). Il radicale Voltaire, irritato da siffatta sentenza che lui trovava folle perché il mondo per lui era cangiante e sempre trasformabile in “meglio”, ideò allora questo cattivissimo romanzo di disavventure tragicomiche per il protagonista tali che il biblico libro di Giobbe sembra, in alcune pagine, al confronto una favola scritta da Walt Disney. Il giovane innocente Candido (nomen omen), ospite del “migliore dei castelli possibili” del Barone Thunder-ten-tronckh (sembra un nome da sketch dei Monty Python) nella fortezza di Westfalia, viene da lì cacciato con male parole per un equivoco (legato peraltro alla passione amorosa). Finisce soldato dei bulgari, preso a bastonate da 2000 nerboruti, condannato a morte, rinchiuso, truffato e poi di nuovo fustigato, inseguito e infine giunto stremato dentro una protettiva comunità di vecchi e nuovi amici dove ritrova il suo precettore Pangloss (ricalcato su Leibniz) e la sua amata Cunegonda. Il film di Lanthimos ha una chiusa molto simile per quanto riguarda un possibile approdo gioviale dell’eroina in una famiglia di vecchi e nuovi amici, in cui la nuova comunità si sente protetta come modello di nuova società utopica.

I viaggi del Candido di Voltaire partono da Lisbona e finiscono a Costantinopoli passando per Portogallo, Sudamerica, Parigi, Venezia e appunto la Turchia. Povere Creature! parte da un’imprecisata Londra di fine Ottocento (si cita L’importanza di chiamarsi Ernesto di Oscar Wilde visto a teatro) per poi andare a Lisbona (come Candido), Alessandria, Parigi e ancora Londra. Ma la nostra protagonista è una signora di nome Bella Baxter. Non un fanciullo di nome Candido. Anche se pure lei la possiamo chiamare.

Povere creature!
Emma Stone in POOR THINGS. Photo by Yorgos Lanthimos, Courtesy of Searchlight Pictures. © 2023 Searchlight Pictures All Rights Reserved.

Candida

Che peraltro è anche una malattia venerea assai fastidiosa a base di agenti fungini. E visto che nel film si fa molto l’amore senza alcun tipo di precauzione… Candida ci sembra il soprannome perfetto per lei.

Bella Baxter è una Candida Frankenstein interpretata da Emma Stone. Nel suo personaggio Tony McNamara mescola il protagonista del romanzo filosofico di Voltaire, l’idea del Frankenstein Junior (1974) di Mel Brooks (la creatura può diventare un sereno intellettuale occhialuto) e tanta fantascienza steampunk perché la Londra fantavittoriana dove scoviamo all’inizio Bella ricorda per personaggi ed atmosfere i romanzi di Jules Verne e H.G. Wells. Ci saranno in questo mondo carrozze trainate da teste di cavalli alimentate a vapore, astro-mongolfiere in cieli ultravioletti e, nel laboratorio del Mad Doctor Godwin (diminutivo: God) Baxter, musi di maiali innestati sui corpi delle galline. Chi è Bella? Da dove viene? In un inizio che ci ha ricordato cromatismi e messa in scena barocchi degni di Annette (2021) di Leos Carax, vediamo una dama altolocata gettarsi in mare. Era incinta e forse quella donna gravida verrà ritrovata morta in un fiume. Se si asporta il cervello del suo feto per metterglielo in testa, si ottiene questo risultato come qualcuno le dirà: “Quindi tu sei tua figlia e sei tua madre” (ciò la rende già simbolica come archetipo femminile in quanto passato e futuro insieme).

Bella piano piano si ribella agli esperimenti cui viene sottoposta e soprattutto un giorno si tocca. Apriti cielo: cosa c’è dietro quell’improvviso e violento piacere? Partirà a quel punto un’odissea fatta di frenetiche masturbazioni e “furiosi sobbalzi” in cui Bella vuole esplorare al massimo delle sue articolazioni quell’attività così: “divertente senza ridere” (Woody Allen). Si arriva a Lisbona (citazione diretta di Candido, appunto) per tornare a Londra passando per Alessandria (la scoperta della povertà e l’incontro con la teoria di Hobbes: “Homo homini lupus”) e Parigi (la prostituzione di Bella come conclusiva autodeterminazione sessuale più iniziazione al lavoro citando Il senso della vita dei Monty Python + Marx perché: “Ho bisogno di sesso e denaro” come afferma pragmaticamente lei). Bella si muove inizialmente in modo goffo e balbettante (Lanthimos usa lenti tali da partire con una visione ridotta in relazione alla letterale apertura di orizzonti, col passare dei minuti, della sua protagonista). La nostra eroina parte analfabeta e disarticolata (che divertenti i cazzottoni che mena a destra e sinistra) per finire come Peter Boyle in Frankenstein Junior ovvero intellettuale posata, capace di discettare della filosofia di Emerson. È ovvio che come per La favorita si mette in scena un fantapassato (più steampunk rispetto alla verosimiglianza di quella corte d’Anna d’Inghilterra) per parlare di un fantafuturo dove la donna finalmente esplorerà sesso e sessualità come ha potuto, e dovuto, fare il maschio nel corso dei secoli precedenti in relazione alle regole del patriarcato. Certo che Povere Creature! di Lanthimos lo possiamo titolare Barbie zozzo. E certo che Bella Baxter potrà diventare un punto di riferimento per le signore della gen z, senza dimenticare che il dibattito sulla libertà sessuale della donna parte nella nostra società occidentale di massa ben prima di oggi ma non immaginatevi troppo antecedente rispetto a date chiave del ‘900 come 1968 o primo dopoguerra (Barbie come giocattolo arriva sugli scaffali nel 1959). Il film di Lanthimos rimarrà una pietra miliare nella Storia del Cinema negli anni in cui si sta mettendo in discussione come mai il patriarcato dentro produzioni mainstream soprattutto provenienti dagli Stati Uniti e quindi Hollywood.

Povere creature!
(From L-R:) Margaret Qualley, Willem Dafoe and Ramy Youssef in POOR THINGS. Photo by Yorgos Lanthimos. Courtesy of Searchlight Pictures. © 2023 20th Century Studios All Rights Reserved.

Ma Povere Creature! è anche una commedia scatenata dove si scopa moltissimo (non vedevamo così tanto sesso grafico dal punto di vista femminile dai lavori giovanili di autrici comiche come Silverman, Schumer e Wiig ma come se fossero state addizionate tra loro). E si ride pure a crepapelle grazie al Duncan Wedderburn di Mark Ruffalo, avvocato virile casanova alla Marlon Brando letteralmente distrutto dalla nuova sessualità sempre più libera e razionalmente promiscua di Bella. Il suo urlo disperato “Belllaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!” sotto le finestre parigine della nostra ci sembra una gustosa parodia proprio del Brando di Un tram che si chiama sesiderio (1951) quando urla virilmente con la maglietta stracciata “Stelllllaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!” sotto la finestra di Kim Hunter nel film di Kazan.

Altri personaggi che ci hanno sorpreso molto e che contribuiscono a rendere Povere Creature! una commedia che parte fredda e intellettuale ma che diventa, altra dote del film, caldissima e umana sono gli analisti che vivono a Londra Dr. Godwin “God” Baxter (Willem Dafoe) e il suo aiutante Max McCandles (Ramy Youssef). In loro anche possiamo vedere un simbolo: il passaggio possibile del maschio da padrone a complice del femminile. Il Dottor Godwin Baxter diventerà il cuore della pellicola perché scopriremo che, in prossimità della sua morte, riconsidererà tutta la sua ideologia come frutto di violenze paterne (altre vittime del patriarcato: gli uomini) da parte di un genitore demiurgo che da piccolo gli aveva estirpato le papille gustative per la semplice curiosità di capire se effettivamente erano così importanti per permetterci di distinguere il sapore delle cose. Risultato? Sì… lo erano. Infatti il suo povero figlio non sente da sempre il gusto di ogni cosa del creato. Questo scienziato di freak a sua volta freak, più Frankenstein quasi di Bella all’inizio visto che è ricucito anche più e peggio di lei, parte mad doctor e finisce sweet dad. McCandles addirittura è anche più potente perché, rispetto al pubblico della gen z cui il film chiaramente è proposto, diventa l’emblema del nuovo possibile partner di domani, senza più obbligo del possesso, aperto sessualmente alle esplorazioni della partner e quindi vero compagno rispettoso. Una delle battute più dolci e intelligenti del film (“Mi piace questo nostro amore pratico”) è proprio rivolta a lui dalla nostra Bella, divenuta intellettuale a fine film.

Povere creature Willem Dafoe

Conclusioni

Chi vincerà l’Oscar? Quale personaggio femminile? L’indiana Osage Mollie Burkhart (Lily Gladstone), che sembra tanto severa e sorniona nei primi minuti ma che poi però viene raccontata e rappresentata da Martin Scorsese come un’ingenuotta, bigotta, sessualmente schiava del maschio bianco pure fisicamente repellente e dal basso quoziente intellettivo (leggi: alle indiane più credulone e impressionabili di Candido piace questo tipo di viso pallido), pronta a subire per tutto il film, poco protagonista (56 minuti di sua presenza su 206 totali) e sempre passiva di fronte all’altro fino all’orribile uscita di scena senza proferire nemmeno una parola? Oppure vincerà l’Oscar la nostra adorata, squinternata, aggressiva, curiosa, struggente, rivoluzionaria Bella Baxter (Emma Stone), creatura che articola concetti sempre più complessi, abbraccia gli orrori del mondo senza farsene sopraffare (a differenza di maschietti infantili nichilisti che lei giustamente rimprovera), scopa quando e chi vuole lei, domina il racconto (presente in circa 130 dei 142 minuti finali) e solidifica l’idea di donna come futura leader mondiale diventando un personaggio chiave della Storia del Cinema, specie presso il pubblico femminile delle prossime generazioni?
Al momento è in pole position la Lily Gladstone di Killers of the Flower Moon. Interessante dialettica tra due figure metaforiche che ci ricorda l’annualità Oscar 2020 in cui si sfidarono la donna imbottita di pillole tremebonda vittima del patriarcato vs la donna rinata dal divorzio che allaccia seraficamente le scarpe al marito senza rancore alla fine del film (Renée Zellweger di Judy vs Scarlett Johansson di Storia di un matrimonio). Vinse Zellweeger così come quest’anno probabilmente vincerà Gladstone.

Poco male.

Perché l’orribile blockbuster commerciale di Scorsese da 200 milioni di dollari di budget verrà giustamente dimenticato nel giro di pochi mesi.

Mentre invece Povere Creaure!, passaggio definitivo allo status kubrickiano per Yorgos Lanthimos ed ennesima prova di grande livello di Emma Stone, rimarrà per sempre nella Storia. Come tutti i veri capolavori.

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