Con quella faccia sarei timido anche io“, dice un personaggio di Love Steaks a proposito di quello di Franz Rogowski, indicando, agli albori della sua carriera, il tratto più caratteristico di un attore che si sta ora affermando come uno dei volti più interessanti del panorama internazionale. In occasione dell’uscita del suo nuovo film, Disco Boy, ripercorriamo le tappe principali del suo percorso sul grande schermo, cercando di capire perché il film di Giacomo Abbruzzese ne rappresenta un punto d’arrivo.

Il debutto di Franz Rogowski

Dopo aver studiato danza e lavorato a teatro come ballerino e coreografo, Rogoswki viene notato dal regista Jakob Lass, che gli offre un piccolo ruolo in Frontalwatte e poi quello di co-protagonista nel suo lavoro successivo, Love Steaks (2013). Qui l’attore interpreta Clemens, un giovane assunto in prova in un grande albergo tedesco sulla costa baltica, dove svolge varie mansioni nel centro benessere, compresi massaggi ai clienti. Nella grande cucina dello stesso albergo c’è una giovane tirocinante, Lara (Lana Cooper): lui è impacciato e riservato, lei estroversa e energica, e tra i due nasce presto un legame profondo.

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Il film è un preciso ritratto di un vasto ed eterogeneo ambiente lavorativo, ma anche di una condizione esistenziale che trova in Rogowski perfetta incarnazione. Clemens emerge da subito come silenzioso, con lo sguardo perso nel vuoto, come sempre in procinto di dire qualcosa che alla fine non riesce a dire. Il suo rapporto con gli altri è spesso all’insegna dell’imbarazzo e la situazione diventa paradossale quando sono le clienti ad approcciarsi esplicitamente a lui. Così come con Lana in particolare non sa come comportarsi, venendo spinto controvoglia nelle scorribande di quest’ultima. Più che desiderio, il suo volto esprime una ricerca di conforto, di empatia. In Clemens c’è già molto del Rogowski che verrà.

La scoperta a livello europeo e italiano

Dopo alcuni altri interessanti ruoli, a porre Rogowski per la prima volta all’attenzione del pubblico internazionale è poi nel 2017 Michael Haneke, con Happy End. Qui interpreta Pierre, nipote di Georges Laurent (Jean-Louis Trintignant) e erede dell’importante azienda edile di famiglia. Tra il cinismo e la decadenza che accomuna i suoi parenti, il suo personaggio sembra un pesce fuor d’acqua, totalmente succube della madre Anne (Isabelle Huppert). Nessuno sembra capire il suo dolore e ogni volta che prende l’iniziativa viene sbeffeggiato e deriso. Così accade nel finale, in cui cercando di mettere in scacco la sua famiglia e i suoi ideali, non arriva molto lontano.

Freaks Out nazi

L’attitudine e il destino di Pierre è molto simile a quello del personaggio che lo ha fatto conoscere al grande pubblico italiano: Franz in Freaks Out. Nel film di Gabriele Mainetti è un pianista tedesco dotato di poteri di chiaroveggenza che, in piena Seconda Guerra Mondiale, presagisce la morte di Hitler e l’arrivo di quattro esseri dotati di poteri sovrumani in grado di salvare le sorti del Terzo Reich. Se dunque il suo personaggio è sulla carta il villain della storia, Franz un vero e proprio villain non riesce mai a esserlo: già le prime scene ce lo mostrano in balia del suo potere (più una condanna, in verità) e sempre criticato dai suoi superiori, che non credono alle sue profezie. L’attore dunque risulta un riuscito tassello di un’opera che, sotto la dimensione fantasy/fiabesca, rivela un’atmosfera cupa che coinvolge tutti, segnata dagli orrori della Storia.

L’affermazione di Franz Rogowski

A completare il percorso di affermazione di Franz Rogowski sono poi le due collaborazione col regista Christian Petzold e l’attrice Paula Beer: La donna dello scrittore e Undine. Nella prima, l’attore veste i panni di Georg, un rifugiato che si finge uno scrittore ormai morto e si reca a Marsiglia in attesa di imbarcarsi per il Messico. I suoi piani cambiano quando incontra Marie, moglie dello scrittore e ignara del destino di quest’ultimo. Nel cinema densissimo narrativamente ed emotivamente di Petzold, Rogowski è a suo agio nel prendere parte a un melodramma fatto di sguardi pregni di sentimenti che rimangono a lungo inespressi, in cui tutto passa dal segreto del suo volto. Come sarà poi il personaggio di Disco Boy, Georg è una figura in transito e in cerca di un’identità, sballottato dalle onde della Storia e delle proprie emozioni, tra cui cerca di non naufragare.

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Per arrivare a Disco Boy, un passaggio ancora cruciale è Great Freedom, film presentato al Festival di Cannes 2021 e da poco disponibile in Italia su MUBI. Qui Rogowski è Hans, un omosessuale che si ritrova imprigionato ripetutamente in base a un articolo del codice penale tedesco, in vigore nella Germania dell’Ovest fino al 1969. Per un attore che ha fatto del suo sguardo il tratto forte, questa risulta la prova più fisica, in cui pone il suo fragile corpo in tour de force di privazione e stenti nel corso del lungo periodo passato in carcere. La macchina da presa del regista Sebastian Meise resta attaccato e pedina negli angusti spazi del carcere un personaggio che resta inerte, che anche poi tornerà alla vita sociale preferirà restare in disparte.

Disco Boy

Arriviamo così a Disco Boy, dove Rogowski interpreta Aleksei, un uomo che, dopo un lungo viaggio in Europa, si arruola nella Legione straniera francese. Per lui, uomo di silenzi e segreti inconfessabili, la legione straniera è l’habitat ideale, in quanto microcosmo in cui tutti i componenti sono trattati allo stesso modo, senza differenza di razza, ideali, Paese d’origine. Nessuno deve rispondere del proprio passato e anzi il farne parte permette a qualsiasi straniero, anche privo di documenti, di ottenere un passaporto francese.

Qui Aleksei si sottopone a lunghe sessioni di esercitazione che affronta sempre stoicamente, come l’Hans di Great Freedom, mentre il gracile corpo del suo interprete è duramente messo alla prova. Ancora una volta, quando è inserito in un contesto esclusivamente maschile, il personaggio si pone in distacco dal gruppo per concentrarsi sulla relazione coi singoli. Anche nei momenti di congedo a Parigi, quando è coi compagni in auto preferisce guardare fuori dal finestrino senza parlare; quando è senza di loro vagare solitario per le strade. Come in Happy End l’unico momento di pace per il suo personaggio sembra essere quello in cui si cimenta in un karaoke, dimenandosi nervoso sul palco, anche in Disco Boy Alex entra in sintonia con l’altro solo sulla pista da ballo in discoteca, mentre rimbombano forti beat elettronici.

Disco Boy esce al cinema il 9 marzo, l’8 marzo alle 21 al cinema Troisi di Roma presenteremo il film con un Q&A con il regista e i protagonisti.

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