I termini bellici sono ormai entrati nel dizionario comune per descrivere quello che sta accadendo nel mercato dello streaming e non solo.

Le numerose piattaforme stanno letteralmente combattendo contro alcuni fattori che determineranno o meno il successo sul mercato: il primo è rappresentato dalla crescente concorrenza nel settore. Negli ultimi anni a Netflix si sono affiancati diversi OTT decisamente competitivi, rompendo il monopolio dello streaming. È inoltre un “conflitto” commerciale di posizione, che costringe a mantenere fedeli i sottoscrittori già esistenti e ad aprire contemporaneamente nuovi scenari, attirando nuovo pubblico. Infine la produzione di contenuti ha un tempo ristretto: la fetta di mercato si sta assottigliando sempre di più e a breve arriverà a saturazione. È quindi importante, per queste società, esserci, ed esserci subito.

In un’attenta analisi, qualche tempo fa Variety ha evidenziato come la pandemia abbia mostrato una nuova frontiera ancora (parzialmente) inesplorata. Con il lockdown è aumentato il tempo di visione della televisione. I servizi streaming sono venuti in aiuto dei genitori offrendo un’infinità di contenuti fruibili in qualsiasi momento della giornata. 

Secondo un sondaggio condotto durante la pandemia, il 75% dei genitori guarda i video con i propri figli più volte in una settimana. Due terzi di coloro che hanno risposto hanno detto di aspettarsi che il tempo di visione rimarrà lo stesso, se non di più, dopo la fine della pandemia.

I bambini regalano una grande quantità di minuti di visione alle piattaforme streaming, come ammesso da Brian Robbins, presidente di Nickelodeon. I prodotti per adulti hanno il grande limite di non riuscire a impedire che, una volta passato il film o la serie “evento”, gli spettatori cancellino l’abbonamento. Al contrario, i franchise che popolano la tv per ragazzi, hanno un tasso di mantenimento della clientela molto alto. I prodotti dedicati a bambini, giovani e alle famiglie tendono a creare un legame più duraturo, garantendo di mese in mese il rinnovo delle sottoscrizioni.

A queste considerazioni si deve aggiungere anche il dato, ormai consolidato da anni, delle vendite dei prodotti associati. Giocattoli, magliette, e oggetti vari, il merchandise dei personaggi più amati può valere milioni di dollari se ben sfruttato. 

L’approccio di Netflix su questo mercato è stato quello di dare molta libertà creativa agli artisti. Offrendo un budget e gran parte del controllo creativo. Ha creato così una sorta di agglomerato di micro case di produzione all’interno (e sotto il cappello) della piattaforma streaming.  

Amazon, invece, sembra puntare meno sulla produzioni di contenuti originali. Ha concentrato invece le sue energie nel servizio Amazon Kids Plus (non ancora disponibile in Italia). Tramite sottoscrizione si può accedere a un portale dedicato che offre non solo film per l’infanzia, ma anche libri e giochi. 

Disney è stata la compagnia che più si è posizionata in questo segmento. L’acquisizione della Fox e delle compagnie associate ha permesso alla Casa di Topolino di acquisire nuovi talenti e rafforzare la propria posizione. Non c’è solo Disney Plus però: le intenzioni di Gary Marsh, presidente e capo creativo per Disney Channel, sono di continuare a portare contenuti all’emittente oltre alla piattaforma streaming. 

L’approccio Disney è diverso rispetto ai suoi competitor: avendo già in catalogo delle proprietà molto forti e amate, le mantiene in vita reimmaginandole e reinterpretandole. Un vantaggio competitivo non indifferente che sembra ripagare, per lo meno nel breve periodo.

Secondo l’analisi di Variety, la produzione di nuovi contenuti è secondaria rispetto all’acquisizione di proprietà già esistenti. I “cartoni animati” storici, che siano le avventure di Topolino e Paperino o quelle di Bugs Bunny o della Hanna-Barbera sono il vero terreno di scontro. Acquisire (o mantenere) i diritti di sfruttamento significa avere nella propria libreria dei prodotti pressoché immortali che continuano ad attirare pubblico con costi promozionali bassissimi. 

I nuovi franchise per i piccolissimi, come ad esempio Batwheels – dedicato alla macchina di Batman – sono un ottimo punto di ingresso rispetto a storie e mondi dedicati a spettatori poco più grandi. 

La vera sfida che le principali piattaforme streaming si troveranno presto ad affrontare è però, quasi senza dubbio, la saturazione del mercato. I prodotti per famiglie che invaderanno la televisione potrebbero non trovare una base a cui attingere. Secondo Lesli Rotenberg (General manager della programmazione per bambini di PBS) la frammentazione dei servizi sta creando una nuova forma di digital divide. A fronte di un aumento del prodotto e della disponibilità dello stesso, le famiglie si trovano di fronte a un aumento del costo dell’accesso. Più piattaforme significano più sottoscrizioni e un maggiore esborso economico. Il rischio è quindi di arrivare a un punto in cui diventerà difficile per le famiglie fruire della tv per bambini.

Cosa ne pensate delle azioni delle piattaforme streaming nell’ambito della tv per bambini? Fatecelo sapere nei commenti

Fonte: Variety

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