Finito il festival però i film iniziano la loro vita vera, arrivano in sala e poi c’è la stagione dei premi. Tutta un’altra musica. Molti di questi dovranno trovare una distribuzione, avranno più o meno difficoltà in sala e magari saranno dei successi o faranno discutere, magari non ne sentiremo parlare mai più. Magari non saranno nemmeno distribuiti in sala!
A pochissimo dalla partenza del Festival di quest’anno abbiamo pensato di fare un riassunto della stagione precedente, confrontando come abbiamo parlato e quanto sembravano promettenti dieci film e poi come sono andati in sala o per la critica.
I SUCCESSI
Il più grosso e scontato. È stato amore a prima vista un po’ per tutti, anche se a caldo avevamo qualche riserva che in certi casi sono poi crollate con il tempo. Ma anche a prescindere dal gradimento individuale era sembrato evidente che avesse moltissime chances in chiave Oscar. E così fu. Era facile.
In più è stato anche un film fortunatissimo con il pubblico, nonostante un’uscita distante 4 mesi dal festival. Ha fatto parlare tanto, ha diviso ma è stato soprattutto amato.
Era attesissimo, eravamo tutti molto eccitati perché era già noto che Villeneuve avrebbe realizzato Blade Runner 2049 e questo era il suo primo di fantascienza. Anche questo è stato un plebiscito, tuttavia pensavamo tutti (e auspicavamo) avrebbe preso più premi, pensavamo avrebbe fatto parlare di più di sé. In sala è andato abbastanza bene da noi (2,8 milioni di euro) e nel mondo forse è andato un filo meglio. È rimasto tuttavia una chicca da appassionati invece di diventare mainstream come pensavamo.
Eravamo stati tiepidi ma sostanzialmente avevamo centrato che Jackie avrebbe detto la sua per quanto riguarda i premi (premio alla miglior sceneggiatura a Venezia, tre nomination agli Oscar). Tuttavia pensavamo avrebbe avuto un rapporto migliore con il pubblico. Il ritratto di Jackie Kennedy era atteso e potenzialmente un grande successo e invece si è limitato ad andare bene.
Può sembrare paradossale che un film che non è stato distribuito in quasi nessun paese, e che probabilmente pochissimi tra i lettori avranno visto sia considerato un successo. Eppure il film di 3 ore e 46 minuti dal regista abituato a farne da 8 o 12 ore ha avuto una vita molto fortunata. Considerata la sua natura.
Non solo Lav Diaz ha vinto il Leone d’Oro, ma ha anche girato tutti i festival del mondo raccogliendo lodi. Cinema difficile e complesso da distribuire, non pensato certo per un ritorno commerciale, nella sua cerchia ha segnato un piccolo momento di incandescenza nella carriera di un autore che nella cerchia degli appassionati è amatissimo.
Nazionalista, non nazionalista, umanista non umanista, fascistone o semplicemente Mel Gibson, di certo ci era piaciuto, anche se in più d’uno aveva avuto da ridere per la parte finale, più kitsch, smielata ed esagerata. Se n’è parlato sicuramente più a Venezia che poi quando il film finalmente è uscito nonostante, con 3,8 milioni di euro in Italia, è andato molto bene. Ha addirittura vinto anche 2 Oscar tecnici (miglior montaggio e miglior missaggio sonoro a fronte di 6 nomination) ed è stato generalmente considerato uno tra i migliori film di Mel Gibson.
SPECIALE FESTIVAL DI VENEZIA
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