Qualche settimana fa vi abbiamo proposto una lista di 10 film horror da vedere con tutta la famiglia. I titoli scelti erano film di e sulla paura piuttosto celebri e divisi per età. È rimasto fuori L’esorcista del Papa (ora disponibile su Prime Video). C’è poco bisogno di giustificare il perché di questa scelta. Però è anche vero che questo film diretto da un regista interessante come Julius Avery è perfetto per iniziare a vedere gli horror. Lo è sia per i più giovani che non si sono mai approcciati al genere, sia per chi vorrebbe vedersi qualcosa di spaventoso ad Halloween e contemporaneamente non ha per nulla voglia di spaventarsi (succede, se non a voi chiedete a qualche amico o amica, è una scelta cinematografica più diffusa di quello che crediate). 

Questo preambolo per dire che L’esorcista del Papa riesce a collocarsi proprio in quella zona di comfort del film inutile, bruttarello, ma spassosissimo da vedere. È un horror che non fa paura per nulla, ma glielo si perdona perché invece… fa molto ridere!

l'esorcista del Papa

Padre Amorth Cinematic Universe

C’è una distinzione molto semplice da fare, ma essenziale: la comicità fa ridere con il film. La spazzatura fa ridere del film. La sfida è capire quanto Russell Crowe e Avery mirassero consapevolmente alla prima cosa: far ridere il pubblico sinceramente. Scimmiottando, per intenderci, un po’ quell’idea presente nei migliori film di Sam Raimi, dove il trash è parte del gioco. Se era questa l’intenzione, non si può certo dire che sia riuscita, ma permette di approcciarsi a questo film assurdo, tronfio e abbozzato come non se ne vedono spesso, con un minimo interesse potendo perdonare alcune cose. Perché come ennesimo racconto sugli esorcismi vale veramente zero; come parodia inconsapevole, follia febbrile con un budget dignitoso, è a suo modo imperdibile. 

La trama prende le mosse dalle memorie di Padre Gabriele Amorth, l’esorcista più vicino al Papa realmente esistito e morto nel 2016. Fine. Il resto è pura arte di romanzare un romanzo romanzato. Si arriva così lontani da qualsiasi pretesa di plausibilità (eh sì, anche i film di esorcismi hanno diversi gradi di realismo) che si sfiora il territorio Avengers, con un finale che quasi apre alla possibilità di franchise.

Fa sempre molto ridere come gli americani usino il latino per dare l’impressione di addentrarsi in un territorio mistico. Lo buttano nei dialoghi e gli attori lo pronunciano con un distacco tale che assomiglia di più ad una formula magica. Amorth e l’aiutante Padre Esquibel, più che esorcisti sono maghi supremi.

Ego te absolvo, abracadabra”.

La Lambretta è la chiave

Come non si fa ad amare un’immagine come quella di Russell Crowe travestito da Padre Amorth (sì travestito, perché non c’è nemmeno il tentativo di assomigliare all’originale) che sfreccia su una Lambretta per le strade di Roma? A chi si oppone alla grandezza di questa trovata si risponde così: provate a dimenticarla, ora che l’avete vista. 

Tutto il resto de L’esorcista del Papa, invece, passa dalla mente pochi minuti dopo aver finito i titoli di coda. Si dimentica l’orribile bambino posseduto. Bruttissimo per via della pochezza degli effetti speciali su di lui che lo rendono una sorta di bambolotto strafottente di plastica. La voce demoniaca è sempre la stessa voce. La famiglia idiota, presenza tipica in questi film, non si smentisce: anche questa volta aprono le porte che non dovrebbero, capiscono sempre troppo tardi cosa sta succedendo e restano nei paraggi solo per subire gli attentati del demonio.

Poi c’è la Lambretta. C’è anche la Madonna, a dire il vero, altra immagine potentissima quasi quanto il “maccosa?” che si grida ridendo allo schermo quando arriva. È lo scooter però l’oggetto che meglio racconta il suo proprietario. La personalità di “Padre Amorth cacciatore di demoni” è proprio come quella del suo mezzo di trasporto: vistosa, appariscente e proveniente da un altro film.

Da qualche parte del cosmo o dell’intelligenza umana, c’è un altro lungometraggio con lo stesso Padre Amorth. Quel film è una parodia. La parodia da cui Russell Crowe è stato prelevato per essere messo dentro L’esorcista del Papa.

L'esorcista del Papa

Il male non ha senso dell’umorismo

Prima di entrare in azione, Amorth e aiutante concordano che è meglio confessarsi per andare ad affrontare il male con il massimo dello scudo mistico possibile. Inattaccabili. Esquibel (che teoricamente dovrebbe essere un prete attivo nell’esercizio) si genuflette e inizia con il primo peccato: “Sono otto mesi che non mi confesso”. Amorth, pensando alla quantità di peccati che si deve sorbire, taglia corto e lo assolve in fretta e furia. 

È solo un esempio dei molti momenti in cui la parodia prende possesso del film. Inutile dirlo, sono le parti migliori. Anche perché questa confessione sbrigativa diventerà poi un punto centrale della trama, ritornerà almeno altre due volte in maniera diretta. Insomma, questi due preti devono fare la pace con i propri peccati (parte seria), ma non ne hanno proprio voglia e nemmeno il tempo (parodia). 

Anche solo la scelta di Franco Nero come un generico Papa fa morire dal ridere. Ancora di più quando si realizza che, teoricamente, lui starebbe interpretando Giovanni Paolo II. Il suo rapporto con Amorth è come quello di M e James Bond. Commissione, supporto tecnico\tattico dalla distanza, e un grande piano per garantire la sicurezza mondiale. 

Un horror per rilassarsi

Si dice che i film di supereroi siano i film dell’eccitazione, i poteri sono il veicolo per raccontare l’entusiasmo, il brivido, l’energia vitale che spinge all’azione. Allo stesso modo la sceneggiatura scrive il personaggio di Crowe come un prete anticonformista che non vede l’ora di fare a botte con il demonio. È contentissimo quando trova uno sfidante all’altezza. Si presenta da lui come un duro, così cool che per poco non cammina verso lo schermo dando le spalle ad un’esplosione. 

Per essere un film sulla fede, sul credere nel bene contro il male, L’esorcista del Papa fa veramente poco per farci credere in lui. Però come film sbagliato, buttato lì senza un vero perché, ha totalmente senso. Nel film convivono due anime: una seria e una che ha voglia di divertirsi. Una è da esorcizzare, l’altra è da liberare. Perché, in fin dei conti, per quanto non ne azzecchi mezza, questo “horror da relax”, è veramente uno spasso.

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